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Questo articolo è stato pubblicato il 27 ottobre 2013 alle ore 08:27.

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Sole e Luna ritmano la nostra vita. È il loro vagare nel cielo che dà origine a giorni, mesi e anni. La luce del sole ci sveglia e ci addormenta, e quella della luna ci incanta e ci fa sognare. Osservando con curiosità i movimenti del sole, della luna, dei pianeti è cresciuto il pensiero scientifico. Lo sforzo secolare di comprendere il loro vagare ha portato a Copernico, Galileo, Newton, e la base del sapere moderno sul mondo. Oggi capiamo con chiarezza la danza a tre di Sole, Terra e Luna, sappiamo il perché delle stagioni, delle eclissi, delle fasi della luna, delle maree, dei cicli giornalieri, mensili e annuali di questo ritmo in cui siamo immersi. Avere compreso queste relazioni fra noi e il cosmo immediatamente intorno a noi ci permette di padroneggiare una grammatica elementare della comprensione del mondo, che costituisce un fondo di conoscenza comune a tutta la nostra cultura, un terreno semplice dove si mostra la forza di semplici ragionamenti e semplici deduzioni nel farci comprendere la realtà.
O almeno, così ci piacerebbe che fosse. Perché in effetti non è così. Io insegno all'università e tutti gli anni mi rendo conto quanto in realtà siano poco conosciuti i fatti più elementari che riguardano il cielo. Ogni anno, invariabilmente, scopro che i ragazzi in gran numero pensano che la Luna si veda solo di notte e non di giorno, pensano che l'estate sia più calda perché siamo più vicini al Sole, non sanno spiegarsi perché non ci sia un'eclisse tutti i mesi, non hanno mai notato che la Luna crescente si vede il mattino e la Luna calante la sera, e non sanno neppure che durante una notte stellata d'estate tutte le stelle ruotano meravigliosamente e maestosamente nel cielo, oppure che ogni sera, al tramonto, sono stelle diverse che sorgono a oriente... e scrivendo questo articolo mi chiedo quanto di tutto questo padroneggino bene i pur colti lettori del Domenicale.
Eppure è un vero peccato, perché riflettere su questi movimenti del cielo, saperli leggere nel semplice modello del cosmo che tutti conosciamo, quello di Copernico con la Terra che gira su stessa e attorno al Sole, e la Luna che gira intorno alla Terra, è un esercizio semplice e bello, che ci fa esclamare molte volte quel meraviglioso "ah! già!" che è fra i più bei nutrimenti dello spirito. Ci esercita a pensare più ancora che tradurre il greco o disegnare funzioni, e, diciamo la verità, è più divertente. E c'è di più, credo. Capire l'astronomia vuol dire imparare a guardare il mondo da un punto di vista inusuale. Quando Aristarco e Copernico hanno capito che è la Terra che gira, non il resto del creato, quello che hanno saputo fare è stato immaginare come apparirebbe la Terra vista da fuori. In un testo bellissimo e potente, il Sogno, Keplero, il grandissimo astronomo che ha confermato le scoperte copernicane, lo fa esplicitamente: immagina proprio di volare per il cielo, arrivare sulla Luna, guardare la Terra e vederla girare, come poi la vedranno davvero gli astronauti dell'Apollo 11. Imparare a guardare qualcosa da altri punti di vista non è soltanto un ottimo esercizio tecnico per la nostra intuizione geometrica. È forse la chiave stessa dell'intelligenza, e dell'apertura dello spirito. Credo che anche per questo l'astronomia sia stata tanto maestra di pensiero nel passato, fin da quando Ipparco immaginava di guardare la Terra stando sulla punta del suo cono d'ombra, per comprendere con precisione la geometria delle eclissi. E lo sia ancora, nella sua incarnazione più recente, la cosmologia, che oggi ci obbliga a riflettere su questioni come l'origine dell'universo e del tempo. Per questo avere chiarezza sull'astronomia elementare, i movimenti degli astri nel cielo, le stagioni e le eclissi, dovrebbe fare parte del nostro bagaglio, non solo di conoscenze elementari, ma sopratutto di ricco esercizio di pensiero razionale. Ed è un vero peccato lo sia così poco.
Arriva dunque assai benvenuto un curioso libro di Roberto Casati, Dov'è il sole di notte?, che è una lunga e diffusa chiacchierata, ora lieve ora più puntigliosa, proprio intorno all'astronomia elementare, e alle mille questioni che apre e a cui risponde: non solo come funzionano esattamente eclissi e stagioni, ma anche perché non si vede la Luna piena a mezzogiorno, perché non ci sono un Polo Est e un Polo Ovest, come vedremmo gli anelli se la Terra avesse anelli come Saturno, o perché i mappamondi che comperiamo in cartoleria sono orientati sbagliati, e così via. Anche chi pretende di sapere tutto di astronomia ha qualcosa da scoprire; per esempio, dove trovare sulla Terra un punto dove in un solo quadratino ci sia una parte in estate, una in inverno, una in primavera e una in autunno? Ma sopratutto penso che un libro così, opportunamente usato, posa trasformarsi in uno strumento formidabile d'insegnamento dell'astronomia elementare per tutti quegli insegnanti, e credo siano molti, che dalle elementari all'università sanno offrire ai loro studenti non del sapere digerito, ma delle domande con cui confrontarsi.
E le domande di astronomia a cui si sa rispondere restano nel cuore, e ci fanno poi guardare le albe e i tramonti, le stagioni, e le stelle che velano il loro volto lucente quando la Luna, piena, al suo colmo, splende su tutta la Terra, con occhi ancora più incantati. Come il pazzo sulla collina di John Lennon, che guarda il sole che cala, ma gli occhi della sua mente vedono roteare il mondo.

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