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Questo articolo è stato pubblicato il 01 novembre 2013 alle ore 08:29.

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I Freeboys a X FactorI Freeboys a X Factor

«Quello che non mi uccide, mi fortifica», diceva Friedrich Nietzsche. Per la vita è vero, per X Factor fino a un certo punto: la seconda puntata del live show, andata in onda ieri sera su Sky Uno, ha visto infatti uscire di scena i Freeboys, boy band di 16enni che già giovedì della settimana scorsa era finita al ballottaggio arrivando a un passo dall'eliminazione.

Questa volta hanno fatto decisamente meglio della precedente, ma non è servito a scongiurare quel destino che sette giorni prima li aveva risparmiati. In compenso il talent recupera Roberta Pompa, interessante vocalist uscita agli Home Visit e ripescata dal pubblico attraverso il meccanismo dell'Enel Green Card. Per essere più precisi, la ragazza torna in gara per manifesta rinuncia di Mr. Rain & Osso, duo che avrebbe dovuto contenderle il ripescaggio.

Il ballottaggio con Fabio
La teatralità per una volta non paga: in ballottaggio ieri sera sono infatti finiti i concorrenti che avevano scommesso maggiormente sulla componente scenica. I Freeboys, per vendicarsi degli attacchi ricevuti dal giudice Morgan e dal fronte anti-boy band, si erano presentati in gara citando con il trucco facciale i Kiss (o forse Robbie Williams che citava i Kiss) per eseguire «Let me entertain you». Non male, ma il pubblico ha ritenuto diversamente. Allo spareggio se la sono vista con Fabio che, in un tripudio coreografico di video vintage che si inseguivano, aveva provato a mescolare «Basket case» dei Green Day con Joe Jackson. Nel duello finale i Freeboys hanno eseguito «Try» di Pink, Fabio la classica «Suspicious mind» presa in prestito dall'Elvis maturo. Due giudici favorevoli a quest'ultimo (Elio e Mika), due alla boy band (Simona Ventura e un Morgan «pilatesco» per sua stessa ammissione). Si va al tilt e il pubblico televotante salva Fabio che comunque dovrà impegnarsi parecchio se aspira a continuare a tirare l'aratro nel solco. Ha grande cultura musicale, talento interpretativo da vendere, ma una voce tutt'altro che indimenticabile.

Roberta, un'altra fuoriclasse tra le Under Donna
Mika a questo punto si sentirà come l'allenatore del Paris Saint Germain: ha già una squadra di campioni e si vede recapitare a casa altri fenomeni a giorni alterni. Il ripescaggio di Roberta Pompa e la di lei bella prova di ieri sera consegnano alla squadra delle Under Donna una nuova grande protagonista. Si è a dir poco esaltata eseguendo «Trouble» del folksinger Ray Lamontagne. Non si capisce perché l'abbiano pettinata come Maria De Filippi ma quella di Roberta è molto probabilmente la migliore performance canora di tutta la serata. Meno lucida rispetto ai precedenti Gaia che ha dovuto vedersela con «Bitch» di Meredith Brooks. La sensazione era che avesse paura di strafare: ai giudici l'atteggiamento non è piaciuto, ma a nostro giudizio le ramanzine le serviranno da lezione per rialzarsi alla grande. Una «decountryzzata» Viò (che dalla prossima puntata, per concessione di Mika, dovrebbe tornare a chiamarsi Violetta) dà prova di versatilità in «Tasche piene di sassi» di Lorenzo Jovanotti. Tra le Under Donna Valentina è a suo agio su «Raggamuffin» di Salah Sue, forse il suo brano preferito. Incredibile come riesca a fare da sola il compito che in una crew rap sarebbe diviso tra due o tre elementi.

L'omaggio ai Pink Floyd e quello a Lou Reed
Interessante l'operazione di omaggio ai Pink Floyd che un Morgan travestito da Syd Barrett ha ispirato agli Under Uomini. Michele si è prodotto in una pulitissima (fin troppo pulita) versione di «See Emily play», rielaborata in arrangiamento synth pop. Divertente la versione di «Another brick in the Wall» del beatboxer Andrea che osa addirittura riprodurre il sacro assolo di chitarra di David Gilmour. Tra gli Over Alan recupera credibilità grazie a «Don't let me be misunderstood» nella versione di Nina Simone. Al contrario di quanto successe la scorsa settimana per «Creep», stavolta capisce il senso del pezzo affidatogli da Elio e lo valorizza in un'interpretazione di grande intensità. Aba convince i giudici su «Lover to lover» di Florence and the Machine, un po' meno un ascoltatore esigente. Motivo: la gestione non proprio impeccabile degli acuti nel ritornello. La categoria Gruppi Vocali rappresenta ormai un'oasi della biodiversità. Ci sono gli Street Clerks che rielaborano «Nietzsche che dice» di Zucchero contaminandola con «Walk this Way», «Sex Machine» e «Soul Man». Ma questa volta non hanno con loro gli strumenti e – come giustamente sottolinea Mika – perdono qualcosa. Poi ci sono gli Ape Escape che si lanciano in un arrangiamento hardrock rap di «Luce» di Elisa. Senza che il loro caratteristico retrogusto kitsch li abbandoni . Per il resto, si segnalano l'omaggio di inizio puntata a Lou Reed con i ragazzi che si sono prodotti nel coro di «Walk on the Wild Side» incrociando le loro voci con la traccia originale e l'ospitata di Ellie Goulding che ha eseguito «Burn». E non si può dire che quest'ultima abbia portato chissà quale valore aggiunto.

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