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Questo articolo è stato pubblicato il 08 novembre 2013 alle ore 08:03.

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Quando i giudici strafanno, i concorrenti finiscono per rimetterci le penne. Implacabile la legge di X Factor che ha trovato piena applicazione anche ieri sera, nella terza puntata live del talent show di Sky Uno conclusasi con l'eliminazione di Alan, superato al ballottaggio da Aba.

Entrambi membri della categoria Over, entrambi molto dotati vocalmente, entrambi sopraffatti dalle scelte musicali del giudice di riferimento Elio. In un caso inappropriata, nell'altra impervia per chiunque. Il frontman delle Storie Tese, come si era già visto nelle precedenti edizioni, ha un po' il vizio di non mettere a proprio agio i concorrenti con le assegnazioni. Lo fa per temprarli – dice lui -, tuttavia non riesce sempre nell'intento. Nella puntata monografica dedicata agli anni Novanta dev'essersi evidentemente lasciato prendere la mano.

Ad Alan, cantante confidenziale che tiene famiglia e impiega sempre un po' di tempo per mettere a fuoco un brano che non segua le coordinate del suo r'n'b, ha assegnato «Black Hole Sun», struggente grunge ballad dei Soundgarden. Non c'è da stupirsi se il ragazzo riesce insipido e si ritrova al ballottaggio. Il braccio di ferro è con Aba, bella, brava e antipaticuccia ex concorrente di «The Apprentice», scivolata su un osso duro da rodere come «Why» di Annie Lennox. Nell'interpretazione è apparsa intonata come al solito, esaltandosi sui toni alti ma perdendo intensità più in basso. Al netto del suo mentore Elio, i giudici l'hanno massacrata (Morgan: «Sei finta»; Simona Ventura: «Non ho sentito emozione»; Mika: «Era sbagliata la scenografia»). Nel duello finale sparano entrambi le cartucce migliori: Alan va su «This Time» di John Legend, Aba su «I put a spell on you» nell'arrangiamento di Joss Stone. Tre giudici favorevoli a lei (Elio, la Ventura e Morgan), il solo Mika dalla parte di lui che deve fare la valigie. Osare non sempre paga.

Violetta torna (convincente) all'ukulele
Osare funziona se il rischio è calcolato fino al minimo dettaglio. Vedi l'operazione condotta da Mika con Violetta la «casta diva»: le riconsegna in mano l'ukulele, le affida un gran bel pezzo come «Friday I'm in love» dei Cure, glielo fa arrangiare in chiave vagamente reggae. Per una brava e furbetta come la Zironi, è come ritrovarsi un tappeto rosso srotolato sulla strada che porta alla finale. Ne esce fuori così la migliore interpretazione della serata, senza se e senza ma. A Mika riesce pure il miracolo di sdrammatizzare Roberta con «All that she wants» di Ace of Base. Non tutti i giudici concordano con la scelta, ma noi condividiamo la definizione del cantautore anglo-libanese: puro camp! Under Donne sempre in pole position. Gaia torna quella di sempre con «I'll stand by you» dei Pretenders, brano nel quale si sentiva di certo meno sicura rispetto a «Bitch». A volte percepire il terreno che ci frana sotto i piedi ci aiuta a tirare fuori il meglio di noi stessi. Valentina su «Ghetto Superstar» viene messa a dura prova da una coreografia parecchio impegnativa. Le chiedono tanto, forse troppo e non è che uno sul palco debba per forza fare il Michael Jackson della situazione.

Il protagonismo del Morgan-Bowie
A proposito di strafare, un Morgan truccato e abbigliato come il David Bowie di «Aladdin Sane» (cui auguriamo cent'anni di salute, dopo quello che è successo quando il signor Castoldi si travestì da Lou Reed) crea qualche imbarazzo agli Under Uomini, apparsi meno convincenti rispetto puntata scorsa. Missione impossibile per Andrea che deve vedersela con «Diggin' in the Dirt» di Peter Gabriel e fa quel che può. A Michele il Castoldi offre la sua «Cieli Neri», composta ai tempi dei Bluvertigo. Contento il giudice (per lo spot al suo songbook e i diritti d'autore che entrano), contento il ragazzo, apparso in ogni caso meno credibile che nella bella prova di «See Emily play».

Street Clerks versione boy band
Non brillano i Gruppi. Gli Ape Escape mescolano «Smells like teen spirits» dei Nirvana con «Killing in the name» dei Rage Against the Machine mentre una suicide girl col teschio in volto si produce in una performance di lap dance. Non sono precisissimi, ma l'energia è la solita. Peggiore prova in assoluto per gli Street Clerks, costretti dalla Ventura a rielaborare «Baby, one more time» di Britney Spears. Si presentano come fossero la più sbarbata delle boy band e la arrangiano come fosse una romanticheria di quart'ordine. Epigrafico Mika: «Una scelta di m…». Tra gli Over resta in piedi Fabio che, acconciato con baffi alla Vittorio, ha ritrovato sé stesso in «Everybody hurts» dei R.E.M., reinterpretata con un approccio vagamente Elvis Costello. Per quanto riguarda l'apparato spettacolare dello show, l'idoletto di «Love me again» John Newman apre la serata con la sua hit: ha il merito di cantare dal vivo ma il demerito di perdere di vista l'intonazione. Intonatissimi Mika e Chiara Galiazzo che, a metà puntata, ripropongono il duetto su «Stardust» già visto nell'edizione scorsa. Tanto per far capire che c'è un Greatest Hits in vendita. Giovedì prossimo, però, il peso della competizione dovrebbe essere maggiore: saranno due i concorrenti a uscire.

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