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Questo articolo è stato pubblicato il 15 novembre 2013 alle ore 11:11.
L'ultima modifica è del 15 novembre 2013 alle ore 11:13.

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Una settimana lunga tutta una vita: " Lettere di Lucile D. Vita immaginaria e morte pubblica di Lucile Desmoulins". Incatenata e avvinghiata alla sedia patibolare, sola nell'ultimo atto prima della fine, quando affiorano inarrestabili dai meandri dell'anima i pensieri e le pulsioni recondite, Lucile, moglie del giornalista rivoluzionario ,Camille Desmoulins, appena giustiziato con l'accusa di essere dantonista, esorcizza la lama tagliente del dolore del lutto e della sua morte imminente, in monologo scritto sulla pelle da Paolo Bignamini. Un testo, ispirato a "La morte di Danton" dove Georg Buchner conclude con l'arresto di Lucile al grido di Viva il re, Bignamini riparte dall'epilogo buchneriano.

Con sicura e ritmata bella penna drammaturgica, dà parole e voce alla protagonista del titolo negli ultimi sette giorni che la separano dalla morte, plasmando inoltre una regia sensoriale che trascina in scia di coscienza, per penetrare a capofitto nel cuore e nella mente della condannata. La virtuosa Paola Romanò, soprano drammatico, per la prima volta nel ruolo recitativo, si cimenta con perizia di virtuosismi vocali e gestualità insieme estrema e dolce nel non facile personaggio, la scena si riempie di memoria. Le lettere d'amore intrise di focosa passione diventano biografia visionaria, un album da sfogliare, che si trasforma di volta in volta in rifugio, alcova per amori mercenari, inferno, tomba, urla soffocate, piccola apocalisse dove dissolversi e riapparire.

Eroina randagia per non morire di solitudine, Lucile, si aggrappa a ogni cosa, ogni parola, ogni gesto, respiro, per evitare che tutto accada senza una storia, che reclama prepotentemente di esser raccontata, agita, ascoltata. E ‘l'oscura potenza dell'abbandono e della perdita il fil rouge della performance, le struggenti ossessioni private divengono una lancinante meditazione sulla fragilità della natura umana e sull'empietà storica degli eventi. Bignamini ha afferrato che è fondamentale far valere le ragioni della propria esistenza giuste o sbagliate che siano, Buchner s'interroga su " Cos'è che in noi mente, uccide, depreda" e Lucile all'epilogo accetta tutto tranne la perdita dell'amato: "Srotolando finalmente il tempo come un intestino. Qui grido. Qui grido: Viva il re!".

"Lettere di Lucille D." Vita immaginaria e morte pubblica di Lucile Desmoulin da " La morte di Danton" di Georg Buchner. Drammaturgia e regia di Paolo Bignamini. Scene di Francesca Barattini.Interprete Paola Romanò. Produzione ScenAperta Altomilanese Teatri/Pacta dei Teatri/deSidera-Lis laboratorio Immagine sensoriale. Foto di scena Stefania Ciocca. In scena al Teatro Oscar fino al 24 novembre- 3 dicembre Teatro Ratti-Legnano- 4 dicembre Sala Piatti-Fondazione Mia- Bergamo

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