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Questo articolo è stato pubblicato il 29 novembre 2013 alle ore 16:50.
L'ultima modifica è del 10 dicembre 2013 alle ore 16:37.

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Nella prima metà degli anni '70 alcuni tra gli album fondamentali del rock britannico sono attraversati dal tema della follia, o meglio la pazzia e il disagio psichico ne sono forse la chiave principale. Si tratta di opere come "The Dark Side of the Moon" dei Pink Floyd, "Quadrophenia" degli Who e del loro leader Pete Townshend, "Aladdin Sane" di David Bowie, "Pink Moon" di Nick Drake e "Muswell Hillbillies" dei Kinks. L'epoca è inoltre segnata da un uso assai libero dell'Lsd da parte dei più importanti musicisti inglesi.

Passaggio, del resto, che poco tempo prima era stato anticipato dal periodo psichedelico dei Beatles e da una canzone come Strawberry Fields, uscita nel 1967. E sono anche gli anni in cui prende vigore il movimento dell'antipsichiatria e in cui studiosi come Ronald Laing e David Cooper fanno proprie le tesi espresse da Michel Foucault nel libro "Storia della follia nell'età classica", pubblicato nel 1961. In particolare, Laing si oppone a molti degli assunti della medicina ufficiale e ritiene che la considerazione della follia non possa essere disgiunta dall'esame del contesto sociale e che il disagio dell'artista sia un fattore non trascurabile di critica alla società stessa.
E' questo il contesto che Clinton Heylin cerca di ricostruire nel suo libro "All the Madmen – Il lato oscuro del rock britannico". Heylin ci mostra con grande ricchezza di informazioni e di citazioni originali il viaggio ai confini della pazzia, o dentro la stessa, di molti musicisti attivi a Londra in quel periodo. In certi casi si è trattato di viaggi senza ritorno, come per Nick Drake, deceduto nel novembre del 1974 per un'overdose di antidepressivi, e per Syd Barrett, il cui distacco dalla realtà e il traumatico allontanamento dai Pink Floyd sono raccontati in modo dettagliato.

E, ancora, il libro ci dice del difficile rapporto tra David Bowie e il fratellastro Terry Burns, affetto da schizofrenia, e di quanto Terry sia stato importante negli anni della giovinezza per la formazione musicale e poetica del Duca Bianco.
Se il lavoro di Heylin ha un difetto è quello della frammentarietà: forse l'imponente accumulo di aneddoti, dichiarazioni di musicisti e fatti storici, pur assai prezioso sia per lo studioso sia per l'appassionato, avrebbe potuto essere organizzato meglio, nell'ottica di una maggiore coerenza dell'insieme.

"All the Madmen – Il lato oscuro del rock britannico"
di Clinton Heylin
prefazione di Riccardo Bertoncelli
Odoya
pagg. 368; euro 20

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