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Questo articolo è stato pubblicato il 24 novembre 2013 alle ore 18:52.

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Sulle pareti d'alluminio del museo Soumaya di Città del Messico - fondato dall'uomo più ricco del mondo, l'imprenditore messicano Carlos Slim - ora si riflette la sagoma di un altro tempio dell'arte. A pochi passi dall'edificio ha appena inaugurato il museo Jumex, un altro regalo alla capitale messicana per mano di un miliardario.

Si tratta di Eugenio Fernando Lopez, erede della fortuna dell'azienda di succhi più popolare in Messico, la Jumex appunto, e proprietario di una delle collezioni d'arte più grandi e interessanti di tutto il continente americano. Vicino al gioiello di Slim - un edificio senza finestre interamente coperto di esagoni specchianti, progettato per esporre parte della sua straordinaria collezione di arte antica e moderna - Lopez ha costruito un museo talmente aperto alla città da non avere porte, ma al loro posto enormi sezioni di pareti mobili.

L'architetto è il britannico David Chipperfield, che per il suo primo lavoro in America Latina - un progetto da 47 milioni di dollari - ha voluto aggiungere allo skyline di Città del Messico una sagoma di ispirazione industriale, formata da quattro punte a sezione triangolare che garantiscono la miglior luce possibile negli spazi espositivi dell'ultimo piano.

Passando in Plaza Carso, quella su cui si affacciano i due musei, è impossibile non pensare a una sfida tra miliardari nel campo dell'arte e della filantropia. Ma non è così.
Lopez, grande amico del marito della figlia di Slim, Fernando Romero (non a caso architetto del Museo Soumaya), ha comprato proprio da Slim la terra su cui sorge il suo nuovo gioiello. "Carlos ci ha venduto questo terreno molto generosamente", racconta Lopez seduto nel suo ufficio. Davanti a lui, immancabile, un bicchiere di succo Jumex.

"Il progetto è nato spontaneamente, da un entusiasmo condiviso", ha aggiunto. "Se anche lui puntasse sull'arte contemporanea non ci sarebbe il mio museo perché con lui non c'è competizione". Il Soumaya culmina infatti con una raccolta di sculture di Aguste Rodin, mentre Jumex si presenta come uno spazio dedicato alle ultime declinazioni dell'arte, soprattutto a quelle di carattere performativo. E Slim non ha negato a Lopez la sua benedizione.

È apparso durante l'afterparty della sera di inaugurazione, una festa organizzata nello stadio di una base militare su una collina con una vista mozzafiato su Mexico City, una distesa di luci che ospita 12 milioni di persone. Lopez è apparso come una star, circondato da guardie del corpo e inseguito da paparazzi. Per lui, e per l'apertura del suo suo museo, sono accorsi nella capitale messicana star di Hollywood e molti dei personaggi più influenti nel mondo dell'arte contemporanea internazionale.

Lopez è infatti molto conosciuto anche all'estero. Vive gran parte dell'anno in California, a Los Angeles, dove ha iniziato a collezionare arte a metà degli anni Novanta. "E' l'America ad avermi ispirato un progetto museale così internazionale", ha spiegato, "mi ha fatto credere in un sogno che oggi è divenuto realtà". La sua raccolta di opere d'arte conta ad oggi più di 2600 pezzi e 700 nomi diversi di artisti, per un valore che la rivista Forbes stima di 80 milioni di dollari, ma che a detta del proprietario è di circa tre volte tanto.

"Devo farla valutare con precisione - ha detto Lopez - è molto difficile stabilire il prezzo di una raccolta simile, magari opere che ho comprato dieci anni fa ora valgono quattro volte tanto". Lopez è infatti stato uno dei primi collezionisti di artisti messicani che poi hanno conquistato il mercato, da Gabriel Orozco a Damian Ortega.

Parte di questa collezione, 57 opere, è ora esposta all'ultimo piano del museo e comprende capolavori dei più quotati artisti al mondo, da Bruce Nauman a Damien Hirst, passando per Andy Warhol e Francis Alys. Al piano inferiore è invece in corso una retrospettiva di un artista di Detroit, James Lee Byars, una mostra organizzata insieme al MoMA di New York. Al piano terra e al primo piano si ammira invece la città.

Spostando le pareti mobili si creano due grandi terrazze che si affacciano sul quartiere Polanco, l'elegante area della capitale messicana in cui si concentrano i negozi delle maggiori case di moda, da Salvatore Ferragamo a Chanel, tutti meta di quella nuova classe media locale di cui ha parlato anche il New York Times questa settimana. Polanco è un quartiere relativamente vecchio, sviluppatosi negli ultimi 20 anni, ma l'area in cui sorge il museo Jumex è il frutto di un investimento immobiliare di Slim che ha iniziato a prendere forma non più di 5 anni fa. Il magnate delle telecomunicazioni messicano ha comprato un vecchio terreno industriale (è ancora attraversato da rotaie per il trasporto merci, ora coperte

dall'erba) per concentrare in pochi isolati non solo il suo museo, ma anche un centro commerciale che ospita Sacks Fifth Ave e le sedi principali delle sue società. Ci sono anche tre torri per residenze di lusso che lasciano intuire il valore del metro quadro dai nomi che portano: Dalì, Rodin e Monet.

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