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Questo articolo è stato pubblicato il 03 gennaio 2014 alle ore 18:01.
L'ultima modifica è del 24 gennaio 2014 alle ore 10:37.

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La Napoli di Posillipo e la Napoli dei vicoli, la città della borghesia colta e quella che campa scippando Rolex da polsi di distratti automobilisti. La Napoli bene di Aurelio e quella di Ciro che vive alla giornata.
Quante Napoli nelle due storie intrecciate che ci propone Luigi Romano con La Perfezionista e lo scippatore di Rolex, ma alla fine è proprio Napoli che manca all'appello, sostituita dall'eterna rappresentazione della sua caricatura.

I luoghi comuni che l'autore si propone d'evitare li ritroviamo nell'appartamento "vista mare" che si trasforma in una prigione per l'avvocato Aurelio, tanto bravo che a metà degli esami di giurisprudenza, già gli offrono un lavoro. Napoli milionaria, ma il bravo guaglione se lo merita "perché per lui sapere e conoscenza sono una droga".
Aurelio, non solo bravo, ma romantico e generoso che preferisce restare vergine detestando le barriere di soffice lattice, finché non incontra Valentina, uno stupendo accordo di forme e grazia. Un amore che la giovane dea mette a dura, durissima prova con la sua smania di perfezionismo trasformando l'appartamento in una prigione e la vita di Aurelio in un intrico di valori formali e soffocanti.
L'incontro, certo non voluto, con lo scippatore Ciro, è la scintilla della seconda storia, fatta di scippi e inseguimenti nella Napoli povera ma bella, disperata ma struggente.
Dall'ambiente claustrofobico borghese si precipita nell'universo dei marginali: mariti, mogli, fratelli, amanti, ricchi di conti in sospeso con la giustizia, ma anche di umanità e che comunque provocano meno danni, va da sé, "della corte dei partiti e dei loro alleati", siano essi gruppi industriali o il Vaticano.

Luigi Romano, nella sua vertiginosa gimkana tra costosi Rolex, auto di lusso, focose amanti, architetti fedifraghi, tedeschi che vivono circondati da opere d'arte trafugate dai nazisti, scovati dai sogni rivelatori di nonni un poco matti, ma adorabili, vorrebbe miscelare divertimento e ironia e qui e là si ritrova qualche spunto felice, ma alla fine la storia non riesce mai a decollare o meglio a liberarsi dalla gabbia delle convenzioni dalle quali vorrebbe fuggire.
Un'occasione mancata, anche se le buone letture non mancano all'autore che rammenta con legittimo orgoglio partenopeo i capolavori di Matilde Serao (Il ventre di Napoli) e Anna Maria Ortese (Il mare non bagna Napoli).
Al di là di ingenerosi paragoni, resta il grumo di un racconto con qualche buona traccia, ma che s'adagia, s'accontenta del ritornello di sempre e di un convenzionale dipinto partenopeo. Senza puntare in alto, forse sarebbe bastato che Aurelio, attuando il nobile proposito di rifugiarsi nella cultura e nella musica, avesse prestato ascolto alla splendida "Napule é" di Pino Daniele: "Napule è mille culure, Napule è mille culture, Napule è la carta sporca e nisciuno se ne importa...". Con quel che segue.

La perfezionista e lo scippatore di Rolex
di Luigi Romano
pagg. 137, euro 13,90
Europa edizioni

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