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Questo articolo è stato pubblicato il 12 dicembre 2013 alle ore 17:54.
L'ultima modifica è del 12 dicembre 2013 alle ore 17:57.

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Certi accostamenti fanno venire le vertigini, ecco perché andrebbero usati con estrema parsimonia. Tuttavia dopo aver assistito all'anteprima assoluta del «Redditometro Uorld Tour», nuovo spettacolo di teatro canzone messo in piedi dai Ciappter Ileven, azzardiamo che i nostalgici delle performance live del Gaber anni Ottanta e Novanta potrebbero sentirsi meno soli.

La band acustica fondata dai giornalisti del Sole 24 ore Mauro Meazza (voce e chitarra), Stefano Elli (chitarra e voce) e Marco lo Conte (basso e cori) ha fatto ridere, pensare e in alcuni casi persino ballare il pubblico accorso ieri a Milano, all'Auditorium di via Monte Rosa, per il concerto benefico a favore del Fondo Famiglia Lavoro, in una performance che ha risaltato la perfetta credibilità del progetto musicale intrapreso da questi tre (ex) ragazzi tre anni fa e adesso sfociato nell'ep «Macel'aveteilcd». La performance è servita a raccogliere 3.600 euro. Il tutto nel segno del pop economico-tributario (con venature giuslavoristiche) che a quanto pare esiste per davvero.

E ti sorprende con la partenza a razzo di «Attilio», folk rock dedicato a monsieur Befera, condottiero dell'agenzia delle Entrate, apocalittico cavaliere del Redditometro: «Attilio/ tu mi mandi in visibilio/ poi per un piccolo sbalio/ tu vuoi prendermi il mobilio». C'è n'è anche per l'ex ministro del Lavoro Elsa Fornero, «santa patrona degli esodati», fustigatrice dei giovani schizzinosi («choosy») cui i Ciappter indirizzano il blues «Ciusi», perché «la fortuna ha gli occhi chiusi (ciusi – ciusi)». Due brani esaltati dall'apporto degli unici membri professionisti della band, Filippo Bentivoglio alla chitarra e Mattia Bertani alla batteria. Il terzo brano in scaletta omaggia Gaber plagiando (e sfottendo) la «Domenica Bestiale» di Fabio Concato, un po' come se tagliasse da sinistra a destra la tradizione cantautorale milanese: storia di un lui che per accontentare la moglie va a vivere nel suburbio. E tutti i giorni, per andare a lavoro, è costretto ad avventure eroi-comiche su quella sciagura chiamata «Tangenziale».

Fendenti sui piccoli Madoff di provincia arrivano dal brano «Il consulente» che ricalca gli stileni dei primi Dire Straits. Non tutte le canzoni dei Ciappter riescono comiche: vedi alla voce «Batman», ballad pianistica sull'inattualità del superomismo scritta e cantata da Elli, interessante prova di songwriting malinconico e surreale. Rapidissimo il cambio di registro: l'istrione Meazza lancia «Saudade do guru», cattivissima fenomenologia dell'«importanza di essere esperto» in salsa bossa nova. Nel frattempo guadagna il palco il coro gospel Black Inside che un po' impreziosisce l'esibizione dei Ciappter, un po' si produce in una sequenza di brani del proprio repertorio («I'm a beliver», «He's everything», «Total grace», «Joyful Lord»).

Il ritorno sul palco di Meazza e soci è nel segno di Fred Buscaglione, altro nume tutelare della poetica della band: memorabile il divertissement swing che fotografa il destino del giornalista postmoderno, relegato al ruolo di «Moderatore» di convegno. Due omaggi a Milano: prima «El tupamaro dell'amur», folk galante in dialetto che dipinge il destino di chi ricorre all'amore mercenario, e «Confessioni di un malandrino», rivisitazione in chiave contemporanea del filone delle canzoni della mala che porta di nuovo la firma di Elli. Momento di grande intensità, quest'ultimo. Arriva poi la volta de «Il pianto del contabile», pezzo che sta ai Ciappter come «La locomotiva» a Francesco Guccini: senza, una loro esibizione sarebbe impensabile. Nella circostanza si segnala il cameo dadaista di Enrico Brivio, storica firma del quotidiano di via Monte Rosa che si muove sul palco come un giovane Dalla e canta come il Mangoni di Elio e le Storie Tese. Si va verso la fine dello show, c'è giusto il tempo per un'altra puntata in milanese di Elli (alle prese col «Piranha») quindi si strizza l'occhio ai più giovani con «Asocial Network (Feisbuk)» e si arriva al tormentone «Il serpente corallo», quella «canzone con la bestia dentro» che rappresenta il culmine di ogni esibizione dei Ciappter. Tutti a cantare sul palco: il teatro canzone a quanto pare è ancora tra noi.

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