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Questo articolo è stato pubblicato il 09 gennaio 2014 alle ore 13:04.

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Basta uno dei lampioni degli Champs-Elysees, il jazz manouche e il basco calcato sulla testa dei ballerini per ritrovarsi subito immersi in una Parigi anni Trenta: romantica, misteriosa, affascinante, incredibilmente poetica. Gli anni del proibizionismo incombono ma resta, legale o meno, morale o immorale, la voglia di innamorarsi. I protagonisti della storia sono sette: un musicista, un ballerino di tip tap, un postino che ruba lettere d'amore, una vecchia zia, una ragazza indiana dalla voce suadente, una ragazza triste, un giovane poeta innamorato di tutte le donne e una giovane donna con tanti grilli per la testa. Ognuno di essi ha la sua storia, ancorata al momento in cui è inserita, ma che può ricalcare la storia di ognuno di noi, qui e adesso, a quasi un secolo di distanza.

Luciano Padovani, coreografo e fondatore della compagnia vicentina Naturalis Labor, racconta le disavventure dell'amore in modo ironico e leggero, arricchendo la recita con elementi di contact che, da soli, valgono l'acquisto del biglietto. Un linguaggio corporeo che rifugge da classificazioni, carico di suggestioni e di immagini evocative. «La danza è, in fondo, un naturalis labor» così il regista spiega la sua filosofia artistica «un "lavoro" del corpo, paziente e necessario, quotidiano e faticoso, caratterizzante e costruttivo; "naturale" come un gesto, come il corpo che lo produce, come l'occhio che lo vede, come il tempo che lo consuma... insieme condizione dell'artista e funzione sociale, ricerca di semplicità e di immediatezza. Il resto è forma».

Leitmotiv dell'opera è "Frammenti di un discorso amoroso" di Roland Barthes, dove l'autore, ben lungi dall'essere sentimentale, narra l'amore come un oggetto che non si può descrivere, senza consistenza ma dalle mille anime, mostrandone quella complessità che rende ogni storia a sé stante, ogni innamorato unico al mondo e, in quanto tale, solo e incompreso. Un sillogismo che parte dall'individuo per sfociare nella coppia e tornare indietro. L'amore c'è ma non si vede, è multi sfaccettato e incompiuto, ragionato e travolto dall'impeto.

Oltre le righe e oltre il proscenio, passano alcune delle più belle canzoni della musica francese: "La foule", "Les flonflons du bal" e "Sous le ciel de Paris" di Edith Piaf, "La valse à mille temps" di Jacques Brel, "Du soleil plein la tête" di Yves Montand, "Boum!" e "Que reste-t-il de nos amours?" di Charles Trenet, che presta il titolo alla coreografia.

Que reste-t-il de nos amours?
Coreografia e regia: Luciano Padovani. Assistente: Silvia Bertocelli. Musiche originali di autori vari. Music coach: Carlo Carcano. Vocal coach: Paola Burato. Scena: Nathalie Rose. Costumi: Lucia Lapolla. Luci: Luca Diodato. Interpreti: Silvia Bertoncelli, Chiara Guglielmi, Sandhia Nagaraja, Luciano Padovani, Paolo Ottoboni, Marco Rogante, Annalisa Rainoldi. Alla fisarmonica: Sergio Marchesini.
In scena al Teatro Cicconi di Sant'Elpidio a Mare (PE) il 9 gennaio 2014.
Per ulteriori informazioni: www.naturalislabor.it

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