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Questo articolo è stato pubblicato il 14 gennaio 2014 alle ore 15:55.

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"Piaci? Non farai mai la fame!". Ne è convinto Willy Loman, il commesso viaggiatore protagonista del dramma di Arthur Miller (1949) che punta il dito contro il cosiddetto "sogno americano". Quel piccolo uomo di provincia senza grandi qualità, accudito da una moglie che supporta le sue illusioni in un rosario di simulazioni, verrà poi stritolato dal suo stesso sogno avvelenato.

Desiderio di successo e denaro sono infatti il potente veleno che Willy instilla nelle vene dei due figli: Happy, che però si trasforma in una figura incolore, e Biff, che da stella nascente cade in un vortice conflittuale con il padre dopo averne sorprese le menzogne. Un dramma più che attuale e reso ulteriormente vivace ed energico dalla messa in scena di Elio De Capitani (il Caimano nel film di Nanni Moretti), affiancato dai giovani attori del successo teatrale "The History Boys" in un ritorno al tema del grande teatro americano con "Morte di un commesso viaggiatore" (traduzione di Masolino d'Amico).

De Capitani indossa i panni dell'agente di commercio americano con grande convinzione: «Sognare, far finta, simulare, immaginare: sono verbi che si declinano sia sul fronte della menzogna che su quello del progetto – spiega il condirettore artistico dell'Elfo – non è dunque il nodo? L'uomo ha bisogno di simulazione e al tempo stesso può rimanerne schiavo. Lo stesso dilemma della politica è tutto qui». Tre ore di messa in scena, con qualche appesantimento nel primo tempo e qualche sfilacciatura lungo il percorso, ma con tutte le premesse per migliorare "in progress". Se il Loman di De Capitani è centrato da un'interpretazione di egregio livello, risulta quasi incongruente il rapporto tracciato fra i due fratelli Loman – Angelo Di Genio e Marco Bonadei – che dopo un esordio di grande affiatamento (o forse solo di grande effetto?) si sfilaccia progressivamente, si sposta su piani diversi, fino a perdersi nel finale. Colpisce l'intensa fisicità della moglie Linda, interpretata da Cristina Crippa (tra i fondatori dell'Elfo) che si muove con grande padronanza sul palcoscenico, afflitta però da una voce quasi monocorde. Alla fine si dimostra vincente la scelta della regia di assicurarsi i giovani e bravi attori già rodati con il testo di Alan Bennet: oltre a Di Genio e Bonadei, anche Vincenzo Zampa (Howard e il cameriere), Andrea Germani (Bernard) e il padre Charlie, amico-antagonista di Willy interpretato da Federico Vanni, oltre a Gabriele Calindri nei panni dello zio Ben.

Al Teatro Elfo Puccini di Milano fino al 2 febbraio
regia di Elio De Capitani
scene e costumi Carlo Sala
con Elio De Capitani, Cristina Crippa, Angelo Di Genio, Marco Bonadei, Federico Vanni, Andrea Germani, Gabriele Calindri, Alice Redini, Vincenzo Zampa, Marta Pizzigallo
luci di Michele Ceglia
suono di Giuseppe Marzoli

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