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Questo articolo è stato pubblicato il 16 gennaio 2014 alle ore 13:29.
L'ultima modifica è del 18 gennaio 2014 alle ore 10:12.

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I protagonisti del film «The Counselor - Il procuratore»: da sinistra Michael Fassbender, Penélope Cruz, Cameron Diaz, Javier Bardem e Brad PittI protagonisti del film «The Counselor - Il procuratore»: da sinistra Michael Fassbender, Penélope Cruz, Cameron Diaz, Javier Bardem e Brad Pitt

Il meglio e il peggio del cinema americano: in questo ricchissimo weekend, escono nelle nostre sale ben cinque pellicole a stelle e strisce, molto diverse l'una dall'altra per tematiche e risultati ottenuti.
Dall'ottimo «Nebraska» al buon «The Unknown Known» si passa ai discreti «C'era una volta a New York» e «The Counselor» fino a scendere al pessimo «Lo sguardo di Satana-Carrie», indubbiamente la pecora nera delle nuove uscite.

Direttamente dal concorso del Festival di Cannes 2013, dove è stato tra i titoli più apprezzati, arriva «Nebraska» di Alexander Payne con protagonista Bruce Dern.
L'attore interpreta Woody, un uomo anziano del Montana con un debole per la bottiglia, che riceve una lettera promozionale in cui gli viene comunicato di aver vinto un milione di dollari. Sicuro della sua fortuna, Woody insiste nel volersi recare a Lincoln, in Nebraska, per reclamare quanto gli spetta: il figlio David lo accompagnerà in quel viaggio all'apparenza ridicolo e senza scopo.Dopo i buoni esiti dei suoi precedenti lavori (da «Election» a «Paradiso amaro»), Alexander Payne si conferma regista affidabile e talentuoso.
Mescolando bravura e furbizia, Payne sa esattamente come bilanciare gli ingredienti delle sue creazioni e come coinvolgere lo spettatore rendendo il suo lavoro divertente, emozionante e commovente al tempo stesso. «Nebraska» è un film praticamente impeccabile che, grazie anche alla fotografia in bianco e nero di Phedon Papamichael, riesce a risultare allo stesso tempo attuale e nostalgico.
Grandiosa performance di Bruce Dern, meritatamente premiato a Cannes con la Palma d'Oro come miglior attore.

Una vera e propria lezione di storia contemporanea è il bel documentario «The Unknown Known» di Errol Morris, presentato in concorso all'ultima Mostra di Venezia.
L'intero film è un'intervista fatta da Morris (premio Oscar nel 2004 per «The Fog of War») all'ex segretario della difesa statunitense Donald Rumsfeld, in cui viene ripercorsa tutta la sua storia politica.
Se dal punto di vista estetico il film è piuttosto tradizionale, quello che colpisce è la delicata sfida verbale tra intervistatore e intervistato, in cui si fatica a capire chi stia manipolando chi. «The Unknown Known» è così un lungo viaggio negli ultimi quarant'anni di storia americana, raccontati da uno dei suoi (spesso più inquietanti) protagonisti. Da vedere.

Meno efficace del solito è, invece, il bravo James Gray che con «C'era una volta a New York» non riesce a raggiungere l'alto livello delle sue pellicole precedenti («Two Lovers» in primis).
Ambientato nella New York dei primi anni '20, il film ha per protagonista Ewa, una ragazza polacca che, insieme alla sorella Magda, decide di emigrare negli Stati Uniti in cerca di fortuna. Arrivate a Ellis Island, le due saranno costrette a separarsi: Ewa finirà tra le grinfie di Bruno Weiss, un uomo senza scrupoli che la costringerà a prostituirsi per potersi mantenere.
Grazie alla sua grande eleganza formale (splendida l'immagine finale), Gray cerca faticosamente di nascondere i difetti di una sceneggiatura banale e fin troppo melensa: in buona parte ci riesce ma non tutti i passaggi a vuoto della scrittura si riescono a coprire con la confezione. Bravi Marion Cotillard (Ewa) e Joaquin Phoenix (Bruno Weiss), decisamente meno Jeremy Renner nei panni di un mago che cerca di aiutare la protagonista.

Convince a metà anche «The Counselor», diretto da Ridley Scott e scritto da Cormac McCarthy, alla prima prova come sceneggiatore per il grande schermo.
La mano del grande romanziere si sente più nei dialoghi, taglienti ed efficaci, che in un soggetto narrativo poco originale, in cui un avvocato di successo (interpretato da Michael Fassbender) decide, per avidità e presunzione, di entrare nel mondo del traffico di droga.
Seppur l'intera operazione appaia eccessivamente fine a se stessa, Ridley Scott dimostra di avere ancora buone idee registiche e il risultato è, pur con diversi difetti, uno dei suoi film più riusciti degli ultimi anni.
Tra i tanti attori importanti in scena (da Fassbender Javier Bardem, passando per Penélope Cruz e Brad Pitt), la migliore è Cameron Diaz in versione dark lady.

Infine, una menzione pienamente negativa per «Lo sguardo di Satana-Carrie» di Kimberly Peirce, tratto dal romanzo di Stephen King che era già stato adattato da Brian De Palma nel 1976.
Incapace di trasporre adeguatamente la vicenda ai giorni nostri, il film risulta insignificante, superficiale e persino noioso. Più che un remake, sembra una parodia involontaria della pellicola originale.
Praticamente niente funziona come dovrebbe, comprese le interpretazioni, spaesate e sottotono, di Chloë Moretz (la giovane Carrie) e Julianne Moore (la madre Margaret).

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