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Questo articolo è stato pubblicato il 19 febbraio 2014 alle ore 10:22.

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Cinquant'anni e non sentirli. Nel 1964 uscirono tantissimi film che hanno fatto la storia del cinema: tra questi, molti hanno superato al meglio la prova del tempo dimostrandosi ancora oggi attuali e importanti sotto diversi punti di vista.

La produzione italiana, ai giorni nostri spesso bistrattata a livello internazionale, era studiata e apprezzata in tutto il mondo, come testimoniano i tanti titoli usciti nel 1964 che sono stati definiti dei veri e propri capolavori: basti pensare allo straordinario «Sedotta e abbandonata» di Pietro Germi, uno degli apici della nostra commedia, capace di rappresentare con grande spessore e originalità l'arretratezza del nostro paese, allo spietato «La donna scimmia» di Marco Ferreri, con Ugo Tognazzi e Annie Girardot, e al toccante «Il vangelo secondo Matteo» di Pier Paolo Pasolini, in cui viene raccontata la vita di Cristo in maniera realistica e senza alcuna aggiunta retorica.

Il 1964 è anche l'anno che segna l'inizio della cosiddetta "trilogia del dollaro" di Sergio Leone, con «Per un pugno di dollari», e la fine della "tetralogia esistenziale" di Michelangelo Antonioni con «Il deserto rosso», vincitore del Leone d'Oro alla Mostra di Venezia. Un giovane Bernardo Bertolucci, intanto, a soli ventiquattro anni presentava la sua opera seconda: «Prima della rivoluzione».

Sostanzialmente alla pari con il cinema italiano, sull'onda della nascita della nouvelle vague si pone quello francese, ricco di pellicole innovative e rivoluzionarie: dall'elegante melò «La calda amante» di François Truffaut all'anticonvenzionale «Bande à part» di Jean-Luc Godard, rimasto nella memoria collettiva per una celebre corsa dei tre protagonisti dentro il museo del Louvre, fino a «Les Parapluies de Cherbourg», musical premiato a Cannes con Catherine Deneuve e firmato Jacques Demy.
In Francia è stato realizzato anche l'impeccabile «Il diario di una cameriera», diretto dallo spagnolo Luis Buñuel, con protagonista Jeanne Moreau.

Sempre nel vecchio continente, mentre esordisce un grande autore come Milos Forman con «L'asso di picche», un altro si prepara a dare il suo addio al mondo del cinema: il danese Carl Theodor Dreyer, uno dei massimi registi della storia della settima arte, firma con «Gertrud» l'ultima pellicola di una carriera inarrivabile.

Intanto, negli Stati Uniti escono titoli inquietanti e memorabili come «Piano… piano, dolce Carlotta», l'apice della carriera di Robert Aldrich, e «Marnie», in cui Alfred Hitchcock dirige Tippi Hedren e Sean Connery.

Il 1964 sul grande schermo non è però soltanto sinonimo di cinema d'autore ma anche di pellicole entrate nell'immaginario popolare (come la terza avventura di James Bond, «Missione Goldfinger») e di diverse commedie: da «Baciami stupido» di Billy Wilder a «Lo sport preferito dall'uomo» di Howard Hawks, passando per il disneyano «Mary Poppins» di Robert Stevenson, per l'elegante «My Fair Lady» di George Cukor e per il divertente «Uno sparo nel buio» di Blake Edwards, seguito de «La pantera rosa».
Infine, una menzione a parte per il genio di Stanley Kubrick che in quell'anno presentò al mondo «Il dottor Stranamore», una grande satira politica sulla guerra fredda e la bomba atomica, con George C.Scott e uno scatenato Peter Sellers nei panni di tre diversi personaggi.

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