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Questo articolo è stato pubblicato il 30 gennaio 2014 alle ore 18:06.

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Oggi l'Italia si racconta in diretta anche attraverso il "giornalismo partecipativo", come per l'alluvione a Genova del novembre 2011, il naufragio della Costa Concordia del gennaio 2012 e il terremoto in Emilia del maggio seguente. Oppure, più modestamente, per una video-denuncia di quartiere, i rifiuti in strada o un monumento in stato di abbandono. Nessuna redazione può avere migliaia di corrispondenti in ogni città; il "citizen journalism" (per usare la definizione anglosassone) rende invece possibile la moltiplicazione delle fonti delle notizie nel mondo: videocamere e smartphone collegati al web, in mano ai cittadini, sono strumenti importanti. Siamo entrati nell'epoca delle "news from you", le notizie fai da te. Con tutti i cambiamenti, i vantaggi e i rischi che questo comporta.

«Te la do io la notizia!», edito da Mursia (pagg. 132, € 10,00), è un vademecum per la "memoria breve" del nostro tempo. Lo ha scritto Angelo Cimarosti, cofondatore di YouReporter.it, primo sito italiano di giornalismo partecipativo per immagini, nato nel 2008, che adesso conta più di 65mila iscritti. In precedenza Cimarosti aveva diretto l'informazione a Sei Milano, televisione pioniera dell'all-news in Italia; attualmente dirige Tg Canale Italia.

In dieci anni il flusso di video in internet è quasi decuplicato: dopo pochi secondi un evento può essere diffuso in rete e ripreso da tutti i media. Giornali, radio e tv si stanno attrezzando per raccogliere la sfida: nel prossimo futuro l'informazione sarà quasi sicuramente un ibrido tra media tradizionali e giornalismo partecipativo. «Comprendere, coinvolgere, allearsi, anche imparando dal "citizen journalism" - suggerisce Cimarosti - lasciando da parte le tentazioni elitarie della professione che non hanno più ragione d'essere». L'informazione cioè dalla parte dei cittadini e con i cittadini, ma con regole e controlli sulle notizie mutuate dai media tradizionali, perché il "fake", cioè la falsa notizia, è sempre in agguato.

Il libro fornisce anche una sorta di "decalogo" per aspiranti "citizen journalist". Ecco alcune regole: fate inquadrature fisse, usate il telefonino in orizzontale, evitate lo zoom, non superate i 30-40 secondi per singola ripresa e mai i tre minuti per un filmato montato. Ma soprattutto: meglio una notizia mal girata che non girata.

La data di nascita, o meglio l'evento che ha favorito il diffondersi del "giornalismo partecipativo" è difficile da individuare: «Alcune sequenze amatoriali dell'assassinio di Dallas del 1963, con le celebri immagini di John F. Kennedy colpito a morte – scrive Cimarosti - potrebbero essere citate come prototipo delle possibilità del cittadino di documentare giornalisticamente un fatto. Molte di queste sequenze furono però rilasciate nel tempo, spesso dopo essere state acquisite per esigenze investigative». Non siamo ancora al "citizen journalism". Nell'era di internet, per la tragedia dell'11 settembre 2001 la quantità di foto e video girati dai cittadini fu enorme, ma la copertura in diretta di tutti i network fu talmente massiccia da rendere meno ampia la percezione del fenomeno.

Invece per lo "tsunami" del 26 dicembre 2004 in Asia orientale i grandi media non poterono farne a meno: le spiagge thailandesi o indonesiane, decentrate dal punto di vista della copertura dei mass media globali, non ebbero la ribalta e la possibilità tecnica della copertura in diretta. Così le immagini girate con le videocamere amatoriali dai turisti dei vari villaggi furono le uniche veramente efficaci. Un'altra pietra miliare del "citizen journalism" è rappresentata dalla successione di eventi che, prima dal Marocco alla Tunisia, poi dall'Algeria all'Egitto, infine alla Libia, nei primi mesi del 2011, sono conosciuti come la "Primavera Araba": all'epoca, dal solo Egitto sono stati caricati su YouTube 100mila video.

In Italia la notte del 13 gennaio 2012 è stato messo sul web il primo naufragio in diretta della storia. «Filmato non dagli operatori della US Navy che mostrano le portaerei giapponesi in fiamme, inghiottite dal Pacifico alle Midway – commenta Cimarosti – bensì dai passeggeri di una nave da crociera sulle placide acque dell'isola del Giglio, in una notte meteorologicamente perfetta e senza aerosiluranti nemici che le davano la caccia».

Angelo Cimarosti
«Te la do io la notizia!»
Mursia, Milano, pagg. 132, € 10,00

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