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Questo articolo è stato pubblicato il 10 febbraio 2014 alle ore 18:01.

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Una scena di «Aimer, boire et chanter» di Alain ResnaisUna scena di «Aimer, boire et chanter» di Alain Resnais

Il ritorno di Alain Resnais al Festival di Berlino: sedici anni dopo l'Orso d'Argento che gli è stato tributato per la sua straordinaria carriera, il maestro francese ha scelto la kermesse tedesca per presentare il suo nuovo lavoro, «Aimer, boire et chanter».

Inserito in concorso, il film si apre con una scioccante notizia: Colin svela alla moglie Kathryn che al suo paziente George rimangono soltanto pochi mesi di vita, ignorando che quest'ultimo è stato il primo amore della sua compagna. I due coniugi, che fanno parte di una troupe teatrale, convincono allora George a unirsi a loro nelle prove di un nuovo spettacolo.

Quella che a prima vista può apparire una pellicola drammatica, è in realtà una frizzante commedia degli equivoci costruita su dialoghi divertenti e situazioni al limite del surreale.
Tratto da una pièce di Alan Ayckbourn (dalla cui opera Resnais aveva già preso spunto per «Smoking/No smoking» e «Cuori»), «Aimer, boire et chanter» è un leggero divertissement senza grandi pretese, con cui il regista francese continua a proporre le tematiche che hanno attraversato tutta la sua carriera: a partire dal continuo mescolarsi di realtà e finzione. Qualche calo nella parte centrale per un film non esente da difetti, che dimostra però il desiderio di Resnais, prossimo ai 92 anni, di voler ancora giocare e sperimentare con la macchina da presa e i suoi personaggi.

Divertente vorrebbe essere anche il norvegese «In Order of Disappearance» di Hans Peter Molland con Stellan Skarsgård. L'attore, visto ieri nel deludente «Nymphomaniac: Volume I», interpreta un uomo introverso e solitario che guida uno spalaneve in mezzo alle montagne. Conduce una vita tranquilla fino a quando riceve la notizia che suo figlio è morto per un' overdose di eroina: non credendo alla versione ufficiale dei fatti, si troverà invischiato in una guerra di droga tra la mafia norvegese e una banda di criminali serbi.
Efficace nella prima parte, «In Order of Disappearance» risulta sempre più ripetitivo e scontato col passare dei minuti, perdendo molto presto il buono slancio iniziale.
Indeciso su quale sia il miglior registro narrativo da adottare, Molland finisce per realizzare una parodia del genere poliziesco priva di grandi motivi d'interesse.
Skarsgård, non al meglio, non riesce a dare quel valore aggiunto che è lecito chiedere a un attore del suo talento.

Infine, una segnalazione per «Blind Massage» del cinese Lou Ye, inserito nella competizione principale. Protagonista è Ma, uomo che ha perso la vista in tenera età e che ora lavora in un centro massaggi. Accanto a lui, si muovono diversi altri personaggi sofferenti dello stesso handicap fisico. Girato (quasi) interamente con attori ipovedenti, «Blind Massage» è un film che vorrebbe essere poetico e toccante, ma che in realtà risulta troppo forzato e fin ricattatorio. Il coraggioso soggetto di base si va, così, presto a perdere in una narrazione dispersiva e ricca di momenti prolissi e ridondanti: Lou Ye ha buone idee ma mette troppa carne al fuoco risultando incapace di dosare al meglio i tanti ingredienti a sua disposizione.

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