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Questo articolo è stato pubblicato il 10 febbraio 2014 alle ore 15:54.
L'ultima modifica è del 11 febbraio 2014 alle ore 10:51.

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È da segnalare per un lodevole concorso di temperamenti creativi, registici e attorali, nonché per la riproposta di un testo poco rappresentato di un autore significativo della nostra drammaturgia degli anni Ottanta, lo scomparso Annibale Ruccello. La sua donna di "Week-end", sembra nascondere qualcosa a metà fra la Cianciulli – la saponificatrice di Correggio considerata la prima serial killer italiana del '900 – e Bette Davis nel film "Che fine ha fatto Baby Jane?". Oscillando fra sceneggiata e noir, è la storia di una professoressa meridionale, Ida, trapiantata a Roma alla ricerca di emancipazione, zitella e zoppa; di un giovane aitante ma ignorante idraulico di nome Narciso, che ha una relazione con lei per una rivalsa sociale, e di un ragazzo svogliato e maleducato che viene a casa della donna per prendere delle ripetizioni d'italiano. Una trama molto semplice si direbbe. Ma, sospendendola in una dimensione onirico-surreale, lo scomparso autore campano, ne fece, trent'anni fa, un'altra figura femminile emblematica del suo universo poetico e teatrale – insieme a "Le cinque rose di Jenniffer e a "Notturno di donna con ospiti" - in cui le sue donne sono sempre caratterizzate da una solitudine che si direbbe ontologica. "Creature deportate" le definiva, o "in esilio".

La protagonista, nella tragicità di uno stato di single, che è tragedia perché induce alla follia, è un'esiliata: in quanto proveniente da un altro luogo, in quanto emancipata rispetto all'ambiente di provenienza, e in quanto portatrice di un handicap fisico. Descrivendola nel suo delirio, nelle sue ossessioni e frustrazioni, Ruccello confonde la dimensione del reale e dell'immaginario allo scopo di creare una sorta di sospensione in cui è impossibile individuare la verità. Non sapremo, infatti, realmente a quale gesto sconsiderato l'abbia condotta la sua follia, se avrà o no ucciso il giovane amante e il successivo allievo, o se è tutto frutto della sua immaginazione. Perché per Ruccello sono le donne, in ultimo, a divorare gli uomini. Ciò che resta in Ida è il timore del giudizio altrui, retaggio evidente del luogo di provenienza, del rapporto con la madre e con le sorelle (nel suo delirante monologo include la favola nera che le raccontava quando da bambina si rifiutava di mangiare). Ida non accetta se stessa e quindi distrugge tutto ciò che la rende quel che non vuole essere adducendo all'esterno di sé la causa del suo malessere.

Testo bellissimo, inquietante, denso di affondi psicologici, è interpretato da una Margherita Di Rauso in stato di grazia, calata nel personaggio con ricchezza di sfumature (dal passo claudicante, al resoconto della sua immagine allo specchio, all'ironia con sé stessa, alle pose da diva fumando sigarette, bevendo alcool, ascoltando canzoni francesi degli anni ‘30) che il regista Luca De Bei ha cesellato con efficacia lavorando anche sui bravi Giulio Forges Davanzati, Narciso, e Brenno Placido, lo studente, che rendono i loro personaggi con altrettanta fisicità emotiva. Nella scena realistica di un salone - con divano televisione tavolo e giradischi e un'enorme vetrata che s'apre sull'esterno portando i rumori del traffico di un quartiere popolare romano -, De Bei indugia sui tempi lunghi, sui gesti precisi, sui dettagli visibili per scandagliare quel mondo interiore e mentale che muove i personaggi, e soprattutto lei, la predatrice sessuale, che da insicura e intimorita vittima si trasforma in carnefice, da puritana in trasgressiva e violenta, capace di tessere la sua sottile ragnatela. Donna di cui ci assale, in ultimo, la fragilità e il tormento della solitudine. Che suscita compassione.

"WEEK END" di Annibale Ruccello, regia di Luca De Bei, con Margherita di Rauso, Giulio Forges Davanzati, Brenno Placido, scene Francesco Ghisu, luco Marco Laulando. Al Teatro Manzoni di Pistoia, quindi al Teatro Verdi Comunale do Lonigo il 21/2; al Teatro Villa dei Leoni di Mira, il 22; al Teatro Elnos Aldo di Scorzè il 23; al Teatro Gioiosa di Gioiosa Ionica il 28.

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