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Questo articolo è stato pubblicato il 21 febbraio 2014 alle ore 09:56.

E' un'arte che viene da lontano, per questo ci riempie di stupore. A Ravenna la mostra: "L'incanto dell'affresco. Capolavori strappati da Pompei a Giotto, da Correggio a Tiepolo" a cura di Claudio Spadoni e Luca Ciancabilla, al Museo d'Arte della città di Ravenna fino al 15 giugno (catalogo Silvana). 110 opere fra cui Correggio, Luca Signorelli, Moretto, Tiepolo, Romanino, Bernardino Luini, Melozzo da Forlì per celebrare l'affresco e la sua conservazione. La mostra fa luce sulla tradizione italiana del restauro e quella parte fondamentale dell'antico patrimonio pittorico italiano salvato. Quando gli antichi romani videro le pitture murali che decoravano i templi e i palazzi di Sparta e Sicione desiderarono possederle, ma le opere d'arte erano inamovibili. E solo per fare razzia di capolavori sperimentarono il massello, metodo che permetteva di distaccare gli affreschi segandoli insieme all'intonaco e a una parte più o meno consistente del loro supporto murario. Una prassi che, dopo essere stata dimenticata, tornò in voga durante il Rinascimento. Si ricorreva al massello per ragioni conservative, per salvare un affresco che rischiava la distruzione a causa del rinnovamento architettonico dell'edificio che lo ospitava: una cappella, l'abside o la volta della chiesa, oppure la parete di un palazzo. Si salvano pitture da lasciare ai posteri per la devozione popolare o perché di mano di maestri famosi legati a una realtà culturale. Il percorso, diviso in sei sezioni, è costruito secondo un indirizzo storico-cronologico; la mostra inizia illustrando la tecnica del mastello, dal XVI secolo alla scoperta di Ercolano della mostra e Pompei. Dalle domus staccarono capolavori, oggi visibili al Museo Archeologico di Napoli. La "Madonna con il Bambino" di Taddeo di Bartolo venne traslata da una parete all'altra di una chiesa pisana, il "Bambino Gesù" delle Mani del Pinturicchio dall'appartamento di papa Alessandro VI Borgia. Nel Settecento Antonio Contri mette a punto la tecnica dello strappo: strappando l'affresco può collocarlo sulla tela. Una tecnica che viene ripresa alla fine del XVIII secolo, nel 1804 a Modena con il "San Geminiano" di Niccolò dell'Abate nel Palazzo delle Beccherie. Fra il XVI e il XVIII vennero traslate la "Maddalena piangente" di Ercole de Roberti della Pinacoteca di Bologna, il "Gruppo di angioletti" di Melozzo da Forlì dei Musei Vaticani, presenti in mostra. Nel XIX secolo gli stacchi degli affreschi incontrano la ricerca scientifica, la conservazione e il collezionismo. Indimenticabili le opere in mostra: dal frammento di affresco del Tempio di Iside a Pompei al "Volto di Cristo" di Beato Angelico, dal "Virgilio" di Giulio Romano al "Putto reggifestone" di Raffaello.
L'incanto dell'affresco: da Pompei a Giotto, da Correggio a Tiepolo
Mar (Museo d'arte della città di Ravenna) via Roma, 13
Fino al 15 agosto
Catalogo Silvana Editoriale in due tomi
(volume 1 euro 29, volume 2 euro 21)
www.mar.ra.it
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