Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 15 febbraio 2014 alle ore 20:37.
L'ultima modifica è del 17 febbraio 2014 alle ore 15:28.

My24

L'Orso d'Oro va alla Cina: «Black Coal, Thin Ice» di Diao Yinan ha vinto il riconoscimento più prestigioso del Festival di Berlino.Una scelta che farà discutere per un film, incentrato sulla scoperta di una serie di cadaveri in un piccolo villaggio della Cina settentrionale, che ha diviso la critica internazionale. Diao Yinan ha firmato un prodotto duro e coinvolgente, ma fortemente debitore del cinema thriller americano degli anni '90. Il film cinese ha ottenuto anche il premio per il miglior attore andato al protagonista Liao Fan.

Metterà d'accordo tutti, invece, l'Orso d'Argento per il miglior regista attribuito allo statunitense Richard Linklater per «Boyhood», film che racconta la vita di un tipico ragazzo americano, dall'infanzia fino all'ingresso al college. Tra le pellicole più amate del concorso da critica e pubblico, si tratta di un progetto originale e coinvolgente, le cui riprese sono iniziate nel lontano 2002: da quel momento, ogni anno per alcune settimane, Linklater ha radunato la stessa troupe per proseguire la lavorazione di un lungometraggio dove la crescita dei personaggi va di pari passo con quella degli attori.

Anche il Gran Premio della Giuria ha visto trionfare un autore americano: Wes Anderson con l'ottimo «The Grand Budapest Hotel», un toccante omaggio al cinema degli anni '30, valorizzato da variopinte scenografie vintage e dall'emozionante colonna sonora firmata da Alexandre Desplat.

L'Orso d'Argento per la miglior attrice è andato, invece, alla giapponese Haru Kuroki per la sua performance in «The Little House» di Yoji Yamada.

La giuria, presieduta dal produttore James Schamus, ha inoltre assegnato i premi per la miglior sceneggiatura allo splendido «Stations of the Cross» del tedesco Dietrich Brüggemann, quello per il miglior contributo tecnico a «Blind Massage» del cinese Lou Ye e l'Afred Bauer Award a «Aimer, boire et chanter» del maestro francese Alain Resnais.

Nelle sezione Panorama, in cui la giuria sono gli spettatori, il pubblico ha decretato il successo di «Diphret», un dramma politico diretto dall'esordiente etiope Zeresnay Berhane Mehari. A seguire, nel voto popolare, il brasiliano «The Way He Looks» di Daniel Ribeiro e il georgiano «Patardzlebi» di Tinatin Kajrishvili.

Come miglior documentario ha vinto, invece, «The Circle» dello svizzero Stefan Haupt, incentrato sull'unica organizzazione gay che, nel corso degli anni '40 del ‘900, è riuscita a sopravvivere al nazismo.

Sorprende il titolo di miglior opera prima, andato a «Güeros» dell'esordiente messicano Alonzo Ruizpalacios, un road movie in bianco e nero che ricorda i film francesi della nouvelle vague dei primi anni '60.

Infine, nella rassegna Generation 14 plus, dedicata ai più giovani, hanno trionfato l'australiano «52 Tuesdays» di Sophie Hyde e il belga «Violet» di Bas Devos.

Commenta la notizia

Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi