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Questo articolo è stato pubblicato il 22 febbraio 2014 alle ore 14:57.
L'ultima modifica è del 22 febbraio 2014 alle ore 15:15.

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Varcare la soglia del Museo d'Orsay di Parigi, tempio dell'impressionismo, è un'esperienza unica. Non soltanto per il fantastico viaggio che si compie nella pittura francese della seconda metà dell'Ottocento e della primissima parte del Novecento ma anche per la particolarità della stessa sede che ospita la galleria. Un museo all'interno di una stazione, la "Gare d'Orsay" inaugurata nel 1900 in occasione dell'ormai leggendaria Esposizione Universale.

«E' superba- scriveva il pittore Edouard Detaille all'inizio del secolo scorso- e ha l'aspetto di un Palazzo delle Belle Arti». Certo non poteva immaginare che il suo commento si sarebbe trasformato in profezia, con la vecchia stazione che ospita oggi la più grande collezione di pittura impressionista del mondo…

Da sabato 22 febbraio la magia dell'eccezionale galleria parigina sbarca a Roma. Il Complesso del Vittoriano ospiterà infatti, fino all'8 giugno, la mostra intitolata "Musée d'Orsay. Capolavori" che porta, per la prima volta nella capitale italiana, una serie di opere straordinarie realizzate da artisti del calibro di Monet, Degas, Van Gogh, Manet, Renoir, Gauguin, Sisley, Pissarro, Corot, Seurat. Un percorso che, attraverso una selezione di settanta tele, copre un arco temporale che si estende dal 1848 al 1914. Ma prima di iniziare questo viaggio nel tempo, la mostra propone il racconto della storia dell'ex-stazione sulle rive della Senna, proprio nel cuore di Parigi, che diventa un museo unico al mondo. Con una particolare attenzione al lavoro dell'architetto italiano Gae Aulenti che, nel 1986, ebbe un ruolo fondamentale nell'allestimento del Musée d'Orsay.

Dopo questo preambolo inizia il percorso tra le ballerine di Degas, la "joi de vivre" di Renoir, i colori di Monet, con capolavori come "Il pasto" di Gauguin, "L'italiana" di Van Gogh," Cortile della fattoria" di Cézanne.
La mostra, curata da Guy Cogeval e da Xavier Rey, è divisa in cinque sezioni. La prima è dedicata ai quadri dei Salon messi a confronto con l'allora emergente arte realista. Il rinnovamento della pittura accademica operato da Cabanel, Bouguereau ed Henner e la contemporanea nascita del realismo di Courbet. La seconda parte dell'esposizione è, invece, incentrata sui primi studi sulla luce "en plein air" della Scuola di Barbizon, dal nome del villaggio a sud di Parigi vicino al bosco di Fontainebleau. Esperienze che avrebbero aperto la strada alla rivoluzione pittorica che stava per iniziare.
Si passa, quindi, alla sezione dedicata al vero e proprio impressionismo, entrando nel cuore pulsante del Museo d'Orsay, per poi proseguire con un'area che indaga l'evolversi in senso simbolista della pittura francese nella seconda metà dell'Ottocento. La mostra si conclude, infine, con uno sguardo sulla vasta eredità lasciata dagli impressionisti: dal pointillisme all'abbandono del realismo da parte di Monet, dal cloisonnisme di Gauguin ai nabis. Esperienze che da un lato rievocano la grandezza della pittura classica del passato e dall'altro si aprono alle avanguardie del Novecento.

"Musée d'Orsay. Capolavori"
Complesso del Vittoriano
Dal 22 febbraio all'8 giugno.

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