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Questo articolo è stato pubblicato il 22 febbraio 2014 alle ore 09:51.
L'ultima modifica è del 22 febbraio 2014 alle ore 12:18.

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Sanremo 2014 emette il primo verdetto: è il 18enne salernitano Rocco Hunt con «Nu juorno buono», rap dedicato alla Terra dei Fuochi, a vincere il Festival della canzone italiana per la categoria Nuove proposte.

Il ragazzo è scoppiato in lacrime quando, intorno all'una, ha appreso da Fabio Fazio e Luciana Littizzetto che la sua avventura sanremese si concludeva con il gradino più alto del podio. La marcia in più? Probabilmente da un lato l'attenzione ai temi sociali, dall'altra l'irresistibile carica di ottimismo che il suo brano riesce a trasmettere ascolto dopo ascolto. Secondo classificato Diodato con «Babilonia», terzo Zibba con «Senza di te», quarto The Niro, autore di «1969». L'originale Zibba può però consolarsi con il premio della critica «Mia Martini» e il premio della sala stampa. Prima sentenza anche per la categoria Campioni: al termine della puntata di ieri Mauro Pagani, direttore musicale della kermesse, ha infatti reso noto che a «Per sempre e poi basta», brano di Renzo Rubino eliminato dal concorso a vantaggio della più orecchiabile «Ora», va il riconoscimento per l'arrangiamento migliore, conferito dall'orchestra dell'Ariston. Considerando che nella classifica provvisoria del concorso determinata dal solo televoto di giovedì Rubino in questo momento è terzo, il premio di ieri rappresenta per lui un importante viatico in vista della finalissima. L'altra novità riguardante il concorso dei Big è il fatto che Riccardo Sinigallia accetta l'esclusione e annuncia che non si avvarrà della facoltà di fare ricorso. Il «cartellino rosso» gli è arrivato perché sul web circola da giorni un video che dimostra come «Prima di andare via», suo brano finalista, fosse stato eseguito dal vivo già a giugno dell'anno scorso, contravvenendo al regolamento del festival che impone ai pezzi in gara carattere assolutamente inedito. «Ho commesso un'ingenuità», ha commentato ieri il cantautore che non aveva neanche avvertito la Sugar, propria casa discografica, del fatto che la canzone fosse già stata suonata davanti a un pubblico in precedenza. Tra l'altro per motivi benefici. Sarà comunque sul palco stasera, fuori concorso.

Paoli principe di «Sanremo Club»
Quella di ieri era la serata del «Sanremo Club», esperimento voluto da Fazio per provare a riconciliare la tradizione della musica leggera e quella cantautorale, il mainstream con i numi tutelari del Club Tenco. Trionfo per Gino Paoli che intorno alle 22, accompagnato dal pianista jazz Danilo Rea, si è prodotto in un medley omaggio alla scuola genovese di cui lui stesso fu esponente di punta. Rea esegue un intro pianistico «scherzando» sulla «Bocca di Rosa» di Fabrizio De André, prova di raro virtuosismo. Paoli prende il microfono e infila «Vedrai vedrai» di Luigi Tenco, «Il nostro concerto» di Umberto Bindi e la sua «Cielo in una stanza». Standing ovation per lui. La serata si è aperta con il vincitore della scorsa edizione Marco Mengoni protagonista di una intensa versione di «Io che amo solo te» di Sergio Endrigo. Perfetta per introdurre ciò che di lì a poco sarebbe accaduto, con i big impegnati nelle cover di brani celebri della nostra tradizione cantautorale.

Perturbazione sulla «Donna cannone»
I primi a esibirsi sono stati i Perturbazione che, con per ospite una Violante Placido in pizzo nero, hanno interpretato «La donna cannone» di Francesco De Gregori. Intrigante l'arrangiamento, impreciso il controcanto di lei. L'attore Riccardo Scamarcio recita il ruolo del batterista nella cover di «Diavolo in me» di Zucchero offerta da Francesco Sarcina. L'impatto è buono, ma il pezzo alla lunga stanca. Operazione deliziosamente swing per Frankie Hi Nrg che, con l'aiuto di Fiorella Mannoia, rilegge «Boogie» di Paolo Conte. Noemi si mette al piano per un'essenziale versione de «La costruzione di un amore» di Ivano Fossati. Francesco Renga e Kekko dei Modà si alternano al canto su «Un giorno credi» di Edoardo Bennato. Senza grandi guizzi. Ron si emoziona a rileggere «Cara», immortale ballata dell'amico Lucio Dalla alla cui incisione lui stesso partecipò in qualità di chitarrista, mentre Arisa esegue un po' con il freno a mano tirato «Cuccuruccuccù» di Franco Battiato.

Modugno secondo Gualazzi
Divertentissimo l'esperimento che ha visto Raphael Gualazzi, The Bloody Beetroots e il batterista dei Mottley Crue Tommy Lee cimentarsi con una versione di «Nel blu dipinto di blu» incredibilmente fedele. Commovente Cristiano De André che rifà il padre Fabrizio nella cover dell'immensa «Verranno a chiederti del nostro amore». Etereo l'omaggio a Giorgio Gaber di Renzo Rubio con Simona Molinari su «Non arrossire». Non si capisce invece dove voglia andare a parare «Il mare d'inverno» che Giusy Ferreri esegue con gli attori Alessio Boni e Alessandro Haber. L'oscar della stravaganza va però ad Antonella Ruggiero che, per eseguire «Una miniera» dei New Trolls, si fa accompagnare dal DigiEnsemble Berlin, sei musicisti classici che utilizzano tablet. Tutto sommato gradevole la prova di Giuliano Palma che gira in stile ragamuffin «I say je sto ccà» di Pino Daniele. Si chiude con uno tra gli esperimenti meglio riusciti: la versione della «Zingari felici» di Claudio Lolli che ha visto Sinigallia supportato da Marina Rei alla batteria e Paola Turci alla chitarra. Anche gli ospiti internazionali si sono senso inchinati di fronte alla nostra tradizione cantautorale: è il caso dello scozzese (di origini italiche) Paolo Nutini che, chitarra classica alla mano, ha eseguito prima una straniante versione di «Caruso» di Dalla, quindi si è addentrato nel proprio repertorio tirando fuori «Candy» e a seguire il singolo di lancio del suo nuovo disco, «Scream». Completano il quadro lo sketch che Enrico Brignano ha dedicato ad Aldo Fabrizzi, il tributo a Peppino Impastato di Luca Zingaretti e le incursioni comiche di Lucianina che si è fatta addirittura «inscatolare» dal mago Silvan.

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