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Questo articolo è stato pubblicato il 28 febbraio 2014 alle ore 08:57.

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Akram Khan (Olycom)Akram Khan (Olycom)

Tra rintocchi di campane e sound cupo, una coltre di fumo invade la platea, lasciando intravedere, sopra, una sfera e un enorme cornice sospesi; sotto una figura nera, minacciosa, volteggiare con movimenti esagitati: una sorta di predicatore in stato di trance dalla cui voce s'ode la storia di Abramo spinto da Dio a uccidere il figlio, e poi fermato. Il concetto di sacrificio è svelato.

Quello che, musicalmente, è espresso nella "Sagra della primavera" e che ha ispirato coreograficamente una moltitudine di coreografi fino ai giorni nostri. Ultimo della lista Akram Khan col suo "iTMOi", acronimo di "in the mind of igor", titolo dello spettacolo nato lo scorso anno quale omaggio al centenario della prima messa in scena del "Sacre" con cui Stravinskij rivoluzionò la musica del Novecento. L'approccio col quale il coreografo e ballerino anglo-pakistano si è avvicinato al capolavoro del compositore russo, è stato non reverenziale ma di completa autonomia di scrittura coreografica, a suo modo anch'essa barbarica concentrandosi sul potere della mente e dell'immaginazione. La partitura musicale composta ad hoc, è tutt'altra da quella stravinskjana della quale, solo nel finale, udremo appena le note iniziali, quasi inudibili, mescolate ad altre. Angeli e demoni. Rito tribale e aura sacrale.

Potere e sottomissione, insubordinazione e repressione, forza e debolezza, colpa e innocenza, giustizia e ingiustizia, libertà e schiavitù, condanna e rinascita. Sono alcuni binomi che ritroviamo espressi in questa coreografia che evolve in racconto immaginifico, con un linguaggio astratto, alla figura ieratica di una dama bianca con un enorme copricapo e uno stuolo di danzatori riverenti, paurosi, sottomessi, attorno a lei.

Troppi elementi oscuri e criptici si aggiungono nello spettacolo, come l'uomo-bestia bicorno con movenze da fauno, e una sorta di Calibano e cerimoniere delle danze. Ma il finale s'impenna con la coppia d'amanti, sotto un fascio di luce e le note del Kyrie Eleison, ingaggiare un duetto di abbagliante bellezza mentre la sfera del tempo comincerà a oscillare sui loro corpi e loro schivarla per incontrarsi e unirsi. Khan, esplorando la condizione umana attraverso la rottura della mente e la fiera resistenza alle convenzioni, sancisce la morte nel corpo e la rinascita nell'anima.

"iTMOi", coreografia Akram Khan, musiche Nitin Sawhney, Jocelyn Pook e Ben Frost, costumi Kimie Nakano, luci Fabiana Piccioli, scenografie Matt Deely, drammaturgia Ruth Little, suono Nicolas Faure, coprodotto da Sadler's Wells London, MC2: Grenoble, HELLERAU – European Center for the Arts Dresden, Les Théâtres de la Ville de Luxembourg. Al Festival Equilibrio, Auditorium Parco della Musica Roma

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