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Questo articolo è stato pubblicato il 03 marzo 2014 alle ore 06:55.

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Marcello Mastroianni, Federico Fellini e Sophia Loren (Corbis)Marcello Mastroianni, Federico Fellini e Sophia Loren (Corbis)

Il trionfo di Paolo Sorrentino ha riportato il cinema italiano sotto l'occhio dei riflettori di Hollywood e del mondo intero: dopo le vittorie ai Golden Globe e ai Bafta, «La grande bellezza» ha concluso il suo cammino ricco di successi conquistando il premio più ambito in assoluto.

Un riconoscimento che all'Italia mancava da quindici anni (da «La vita è bella» di Roberto Benigni) e che, nonostante i tanti "gufi" di casa nostra che hanno criticato la pellicola tanto da augurarle la sconfitta, scrive una nuova riga su un albo d'oro costellato da quattordici vittorie: tre premi speciali, attribuiti quando ancora non esisteva la categoria dei migliori film di lingua non inglese, e undici Oscar per il miglior film straniero. Nessun altro paese al mondo ne ha vinti così tanti.
I primi successi furono quelli di Vittorio De Sica, che ottenne due premi speciali, rispettivamente nel 1948 e nel 1950, con due capolavori neorealisti: «Sciuscià» e «Ladri di biciclette».
Un terzo Oscar onorario fu vinto da «Le mura di Malapaga» di René Clément, una coproduzione italo-francese ambientata a Genova.

La categoria ufficiale dell'Oscar al miglior film straniero venne istituita nel 1957 (prima non vi erano nomination, ma solo una giuria che assegnava direttamente i premi) e subito il cinema italiano si mise in evidenza: la statuetta andò a «La strada» di Federico Fellini, che bissò il successo l'anno successivo con «Le notti di Cabiria». Entrambi i film vedevano protagonista la moglie Giulietta Masina.
Per il regista riminese era però soltanto l'inizio di un'incredibile serie di trionfi sul palcoscenico più prestigioso: nel 1964, il suo capolavoro assoluto «8 ½» conquistò nuovamente i favori dell'Academy, e, undici anni più tardi, arrivò una quarta statuetta per il nostalgico «Amarcord».
Fellini fu inoltre omaggiato di un quinto Oscar, attribuito alla carriera, pochi mesi prima della morte, datata 31 ottobre 1993.

Oltre ai due riconoscimenti speciali ottenuti con «Sciuscià» e «Ladri di biciclette», Vittorio De Sica vinse anche due Oscar al miglior film straniero: nel 1965 con la commedia «Ieri, oggi, domani», con Marcello Mastroianni e Sophia Loren, e nel 1972 con «Il giardino dei Finzi Contini», tratto dall'omonimo romanzo di Giorgio Bassani.
In mezzo alle vittorie di De Sica, un'altra meritatissima statuetta è andata a Elio Petri, nel 1971, per «Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto» con protagonista un memorabile Gian Maria Volonté.
Dai trionfi della prima metà degli anni '70, bisognerà aspettare il 1990 (fatta eccezione per Bernardo Bertolucci con «L'ultimo imperatore», una co-produzione tra diversi paesi che vinse ben nove Oscar nel 1988) per trovare un nuovo regista di casa nostra sul palco: Giuseppe Tornatore, che riuscì a commuovere il mondo intero con «Nuovo Cinema Paradiso» e diede all'Italia l'ottava statuetta per il miglior film straniero.
Nel 1992 un nuovo successo inatteso: «Mediterraneo» di Gabriele Salvatores riuscì a superare la concorrenza del cinese «Lanterne rosse» di Zhang Yimou.

Infine, impossibile dimenticare Roberto Benigni che cammina sulle poltroncine del Dorothy Chandler Pavilion di Los Angeles il 21 marzo del 1999. «La vita è bella» vinse tre statuette: miglior film straniero, miglior attore protagonista e miglior colonna sonora.
Paolo Sorrentino è così il nuovo erede di un gruppo di grandi registi italiani che hanno avuto fortuna oltreoceano. Per lui potrebbe essere però soltanto l'inizio: l'autore napoletano ha già in cantiere un nuovo progetto, «The Future», che avrà come protagonista il grande Michael Caine. Chissà che il talentuoso regista italiano (già autore di pellicole esemplari come «Le conseguenze dell'amore» e «Il divo»), dopo il meritato successo de «La grande bellezza» - splendido concerto audiovisivo che fa riferimento proprio al cinema di Federico Fellini - non torni molto presto a calcare il tappeto rosso del Dolby Theatre per continuare la lunga tradizione di successi agli Oscar del cinema italiano.

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