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Questo articolo è stato pubblicato il 07 marzo 2014 alle ore 16:19.
L'ultima modifica è del 07 marzo 2014 alle ore 19:26.

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Sulle orme di "Otello" scavando nelle fibre più intime dell'essenza shakespeariana. Luigi Lo Cascio affonda la colta penna drammaturgica in un grumo di passioni radicali e riscrive la sua poetica e personalissima versione dell'immortale tragedia.

Un azzardo in teoria che si trasforma in sorprendente conquista sulla scena. Nonostante il testo sia sfrondato da luoghi e personaggi, rimangono solo quelli fondamentali Otello, Iago, Desdemona, l'inedito uso del dialetto siciliano arcaico in endecasillabi, la mattanza del finale ribaltata nell'incipit, il nuovo "Otello" non tradisce per nulla la fonte primaria, arricchendosi di una cavernosa analisi psicologica dallo sguardo contemporaneo.

Lo Cascio, anche regista e interprete nel ruolo di Iago, centra il bersaglio passando con coraggio dalla via più impervia, contaminando la vicenda tradizionale con una sorta di diario privato d'amore e morte per scoperchiare gli impulsi umani più reconditi, quelli che penetrano nella grana della pelle e puntano a far sobbalzare e impazzire il cuore.

Otello diviene uno di noi, uomo fra gli uomini, 'infilici generali" che combatte una guerra da perdente, tortuosa e all'ultimo spasimo contro sentimenti e tormenti insani. Dal buio incombente si staglia sul fondale un fluttuante lenzuolo bianco, simbolico fazzoletto pegno d'amore grondante lacrime e sangue innocente, portello impietoso del baratro esistenziale che apre il sabba sul palcoscenico del Teatro Verga di Catania. Ecco Otello, corpo e voce possente di Vincenzo Pirrotta, magnifico "cuntatore" dalla carne che urla forza intrinseca e virilità, lancinante nella discesa verso il suo Golgota di alienazione e folle smarrimento alimentato da quel mostro dagli occhi verdi riconoscibile e maledetto chiamato gelosia.

Le perversioni diaboliche dell' "onestu" (si fa per dire) Iago, serpe dal "pinzeru ca un canusci patruni", sono incarnate con sofisticata tecnica attoriale e piglio visionario da un incisivo Lo Cascio, che squaderna talento a tutto spiano e la foia placa e insopprimibile dei frustrati, tipica di chi cova l'empietà senza il coraggio del delitto. Lo ritroviamo, in una delle scene più belle di questo straordinario viaggio nelle viscere della tragedia, quando lo scellerato intento è già compiuto, sospeso e incorniciato, raccontarsi in un autoritratto che certo non lo assolve, ma aiuta a comprendere il punto da cui scaturiscono eventi traumatici e disastrosi a volte a un pelo della vita di tutti i giorni.

Completano la titanica prova dei due protagonisti, la Desdemona di Valentina Cenni che si cala con vigore nel suo ruolo predestinato d'incolpevole vittima sacrificale e il Soldato, aedo e partecipe cantastorie del dramma secondo il suo punto di vista tracciato da un impeccabile Giovanni Calcagno, a lui e Otello spetta l'inusuale romantico finale che li vede sulla luna all'ariostesca ricerca del fazzoletto magico. Mano nella mano, ormai liberi dal funereo circo ossessionante dell'umana bestialità, affidano i loro cuori affannati al cielo: "L'amuri è nu cielu stellatu. Talìa che strazianti, miravigghiusa biddizza, u firmamentu". Da non perdere.

" Otello" di Luigi Lo Cascio liberamente tratto da William Shakespeare. Regia di Luigi Lo Cascio. Scenografia, costumi, animazioni Nicola Console e Alice Mangano. Musiche di Andrea Rocca. Luci di Pasquale Mari. Interpreti: Vincenzo Pirrotta, Luigi Lo Cascio, Valentina Cenni, Giovanni Calcagno. Produzione Teatro Stabile di Catania- ERT Emilia Romagna Teatro Fondazione. Foto di scena di Antonio Parrinello. In scena fino al 16 marzo al Teatro Verga- Catania- 18/23marzo Teatro Biondo-Palermo

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