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Questo articolo è stato pubblicato il 22 marzo 2014 alle ore 13:31.
L'ultima modifica è del 22 marzo 2014 alle ore 20:04.

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Napoli, Napoli e ancora Napoli. Tatuata nella pelle, nelle vene, nel cuore, nel nome: "Linapolina" Sastri. Per la brava attrice il tempo sembra non passare, sempre bella e inesausta. La Sastri è una vera forza della natura, artista a tutto tondo. La sua napoletanità è poesia da "dentro", fuoco dell'anima pronto a illuminarsi di ribellione, esuberanza sensuale, è brulicante palcoscenico di vita e amore.

Si sente forte lo spirito mai sazio della città vesuviana nel concerto di parole e musica dal vivo scritto, diretto e interpretato da Lina, si respira a pieni polmoni il profumo e il gorgoglio del mare, carico di attesa e vitalità, continuamente evocato. "Napoli e in un attimo fu musica" eccoci dentro l'orgia emotiva, (più di due ore) sulle note di " I'te vurria vasà", incipit di uno spettacolo intimo e potente, esteticamente bellissimo, con lei divinatrice della scena in un flusso ondivago di canzoni e versi, prima in sontuoso e rollante abito da sera rosso fiamma simbolo del furore giovanile e nella seconda parte verso la maturità fasciata d'inebriante pizzo nero, in tandem con compagni d'avventura otto musicisti e il dandy danzatore Diego Watzke.

La carrellata di canzoni napoletane, trentuno per l'esattezza, alcune immortali come "Reginella", "O Sole mio", "Maruzzella", "A vita è comme ò mare", nella rivisitazione canora della cantattrice dilatano tono e intensità, diventano inconsuete, sussurrate, tappe toccanti di un poema umano stracolmo di visioni e significati. La gestualità della Sastri è estrema e dolce, la voce piena di fremiti e languori, il virtuosismo fisico scatena vertigine e fascinazione. Cammina scalza Lina rincasata nella sua Napoli, dove "è nata la musica perché non c'è Dio", percorre con il battito cardiaco accelerato gli angoli più segreti, spalanca le porte delle stanze del cuore. Vocalizza la bellezza, la miseria, il dolore, il brio, l'animo zingaro, in un tragitto romantico e struggente che attraversa gioie incontenibili, ardenti tenerezze e improvvise malinconie. Danza Lina, i piedi si muovono al ritmo di battiti umani e cosmici, pervasi dal moto forsennato e abbacinante della taranta, la possessione mediterranea della tammuriata, la passione velata di tristezza del tango.

L'anima trasfigura il corpo, puoi vederla, il suo sguardo colmo di passione e amore perfora il cuore del pubblico commosso, che cerca uno spazio per accogliere e custodire quella voce per sempre, mentre in chiusura risuonano le parole di una donna indomita e innamorata di "Napulè".

«Linapolina» Le stanze del cuore. Scritto, diretto e interpretato da Lina Sastri
In replica fino al 30 marzo al Teatro Quirino di Roma.
In scena il 29 aprile al Teatro Manzoni di Milano

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