Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 28 marzo 2014 alle ore 10:08.

My24

Le rilevazioni statistiche sul triennio 2011–2013 che il Centro per il libro e la lettura ha commissionato alla Nielsen parlano chiaro, in un triennio, a causa anche della crisi economica, si sono persi per strada il 15% di acquirenti di libri, passando da 22,8 milioni di Italiani che hanno comprato almeno un libro nel 2011 a 19,5 milioni nel 2013. Si sono volatilizzati anche l'11% di lettori, passando da 25,3 milioni che hanno letto almeno un libro a 22,4 milioni.

Le donne si confermano ancora maggiormente inclini sia alla lettura sia all'acquisto ma questo non basta: due terzi della popolazione Italiana sopra i 14 anni non compra libri. Solo il 4% (ovvero due milioni di Italiani) compra circa un libro al mese e solo il 5% legge almeno 12 libri in un anno. Questi, i cosiddetti lettori forti, fanno da soli quasi il 40% del mercato editoriale italiano. Il dato si commenta da solo.
Le uniche notizie positive riguardano la crescita, anche se non in grado di colmare le perdite del settore, dell'acquisto e della lettura di e-book, e il lieve delta positivo del 2% rispetto al 2012 delle vendite in abbinamento a quotidiani e periodici, ma anche questo è un piccolo miglioramento che si perde in un mare di difficoltà.

La spesa media per acquirente si è abbassata, passando in un triennio da 65,72€ a 57,47€ all'anno e la spesa complessiva per libri in Italia è scesa da 1,5 miliardi del 2011 a 1,1 miliardi di euro nel 2013.
La crisi economica può certamente spiegare il calo dei consumi, ma la diminuzione dei lettori non può essere giustificata con la minore disponibilità di denaro. Questo trend è il segno di un Paese che, al di là delle parole, sta disinvestendo su questo settore e che non è in grado di utilizzare la conoscenza come fattore di sviluppo.

La politica fino ad ora non ha saputo agire a sostegno della domanda di cultura, nonostante il suo consumo abbia la fortuna di essere salutare e benefico da molti punti di vista. È stato provato, per citare uno dei casi più eclatanti, che la crescita del consumo di cultura è correlata a una diminuzione dell'ospedalizzazione. Molto si dovrebbe e potrebbe fare dunque, o alla fine canteremo tutti in coro una vecchia canzone di Charles Trenet: Que reste-t-il de nos amours?

Commenta la notizia

Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi