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Questo articolo è stato pubblicato il 28 marzo 2014 alle ore 10:13.
L'ultima modifica è del 28 marzo 2014 alle ore 18:18.

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La primavera è la stagione dei supereroi: in attesa di «The Amazing Spider-Man 2», in uscita a fine aprile, questa settimana arriva nelle nostre sale «Captain America – The Winter Soldier», sequel del film uscito nel 2011 con protagonista il personaggio creato dalla penna di Jack Kirby e Joe Simon. Il film più convincente del weekend è però il documentario «Politicamente scorretto», incentrato sullo scrittore Hunter S. Thompson, mentre deludono il biopic su Yves Saint Laurent firmato da Jalil Lespert e «In grazia di Dio» di Edoardo Winspeare.

Particolarmente atteso da fan grandi e piccini della Marvel, «Captain America – The Winter Soldier» si prepara a far suo il botteghino del weekend. Due anni dopo gli eventi accaduti in «The Avengers», Steve Rogers (alias Captain America) dovrà scoprire chi ha messo in pericolo lo S.h.i.e.l.d. e il colonnello Nick Fury. Tra i suoi nuovi nemici, il più temibile è il misterioso Soldato d'inverno.

Diretto da Anthony e Joe Russo, che tornano a lavorare per il grande schermo dodici anni dopo «Welcome to Collinwood», «Captain America – The Winter Soldier» colpisce per il tasso adrenalinico delle sequenze d'azione e per gli straordinari effetti speciali in grado di sfruttare al meglio i 170 milioni di dollari di budget a disposizione.

Rispetto al fiacco precedente, «Captain America – Il primo vendicatore», si cerca di dare maggiore spessore narrativo e psicologico ai personaggi: nonostante gli evidenti sforzi non sempre il risultato è all'altezza, soprattutto in una prima parte dove la pellicola fatica enormemente a carburare e in una conclusione fin troppo prevedibile. All'interno di un cast ricco di grandi nomi (da Scarlett Johansson a Samuel L. Jakcson) svetta Robert Redford nei panni dell'ambiguo Alexander Pierce. Dopo l'ottimo «L'impostore», uscito la scorsa settimana, anche in questo weekend c'è spazio per un interessante documentario: «Politicamente scorretto – The Hunter S. Thompson's Gonzo». Firmato dal bravo Alex Gibney (uno dei più importanti documentaristi contemporanei, vincitore dell'Oscar nel 2008 per «Taxi to the Dark Side»), il film racconta vita, morte e "miracoli" di Hunter S. Thompson, scrittore e giornalista tra i più controversi e discussi del secolo scorso.
Amante dell'alcol e di svariati tipi di droghe, Thompson fu inventore di uno stile di scrittura irriverente, sfacciato e anarchico, che venne ribattezzato "Gonzo journalism". Dai suoi lavori sono stati tratti film come «Paura e delirio a Las Vegas» di Terry Gilliam e «The Rum Diary» di Bruce Robinson.

Gibney lo ritrae (tramite interviste e testimonianze) in un documentario dalla struttura semplice e tradizionale: il fine è quello di lasciar giudicare al pubblico la carriera di un "artista" amato e odiato allo stesso tempo, come pochissimi altri nel corso del ‘900.
Poco convincente è invece «Yves Saint Laurent», un biopic sul grande stilista francese, diretto da Jalil Lespert. La pellicola si apre nel 1957 quando, alla morte di Christian Dior, il talentuoso ventunenne Yves Saint Laurent diventerà il capo di una delle più importanti case di moda del mondo.
Scelto come titolo inaugurale della sezione Panorama, il film racconta in maniera schematica il percorso, esistenziale e professionale, del protagonista, ponendo particolare attenzione al rapporto con il suo socio e compagno Pierre Bergé. Arrivato al suo terzo lungometraggio, Lespert realizza un prodotto patinato e ricco di cliché che non riesce mai a coinvolgere come vorrebbe. Tra gli attori meglio Guillaume Gallienne (Pierre Bergé) dell'insipido Pierre Niney (Yves Saint Laurent), incapace di tratteggiare adeguatamente le diverse sfumature del personaggio che è stato chiamato a interpretare.

Infine, una menzione negativa anche per «In grazia di Dio» di Edoardo Winspeare. Ambientato in Salento, il film racconta la vita di una famiglia che, a causa della crisi, si trova costretta a chiudere la propria impresa tessile per i troppi debiti e il rischio di bancarotta. Mentre l'unico fratello emigra in cerca di miglior fortuna, le due sorelle decidono di tornare dalla madre in campagna. Se nelle prime battute «In grazia di Dio» propone una storia (credibile e quotidiana) di sofferenza e lotta contro l'attuale crisi economica, col passare dei minuti il film perde il focus, inserendo personaggi e situazioni decisamente ridondanti. Winspeare ha talento, ma finisce per mettere troppa carne al fuoco e il suo lavoro risulta poco compiuto e ricco d'ingenuità narrative.
Una segnalazione positiva per l'attrice esordiente Celeste Casciaro che, nel ruolo di Adele, regge sulle proprie spalle buona parte della pellicola.

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