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Questo articolo č stato pubblicato il 04 aprile 2014 alle ore 11:48.
L'ultima modifica č del 05 aprile 2014 alle ore 16:41.

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LONDRA - Trecento milioni di anni fa America Latina e Africa facevano parte del supercontinente Pangea. Unite in un abbraccio stretto, erano circondate dallo stesso mare. La galleria Saatchi di Londra ha scelto questo nome per la sua nuova mostra per tracciare un legame ideale tra artisti contemporanei dei due continenti, "uniti dal concetto utopico di una Pangea unificata", come spiega Gabriela Salgado, direttrice della mostra.
Quindici artisti di etá che vanno dai 27 a 76 anni, con stili differenti, che lavorano con mezzi diversi, dalla scultura alle installazioni, dalla fotografia alla pittura. Alcuni si ispirano troppo all'arte occidentale, dall'astrattismo alla Pop Art. I migliori sono invece uniti dalla volontá di tradurre in arte contemporanea le loro esperienze storiche e le loro tradizioni, sfidando il predominio soffocante dell'arte occidentale. La mostra apre con ‘Casa Tomada', un'installazione sconcertante e memorabile del colombiano Rafael Gómezbarros. A prima vista sono centinaia – 440 per la precisione – formiche gigantesche di vetroresina, ognuna lunga quasi un metro, che invadono la grande sala arrampicandosi sui muri. A guardare meglio si nota che il corpo di ogni formica é composto da due teschi umani, legati insieme da bende sporche di sangue, mentre le gambe sono esili rami d'albero. Le formiche rappresentano i milioni di immigrati costretti a lasciare la propria terra e a vivere in condizioni disumane, ignorati o trattati con fastidio come insetti anche se lavorano duramente come le formiche.

Nella stanza successiva l'artista Aboudia, della Costa d'Avorio, trae ispirazione dall'esperienza ancora piú atroce della guerra civile. I suoi grandi e coloratissimi quadri hanno un'apparenza ingannevole di gioia infantile ma i bambini hanno un sorriso crudele e allucinato e tutti impugnano un fucile, mentre le loro vittime hanno il terrore sul volto. Il pesante retaggio del colonialismo e la volontá di mantenere le proprie tradizioni sono invece il tema delle bellissime foto di Leonce Raphael Agbodjélou, del Benin, che ritrae donne della sua terra in opulenti interni coloniali ma con sul volto maschere africane. La serie, in omaggio ma anche in contrasto a Picasso, si chiama Damigelle di Porto-Novo, mille miglia da Avignone, il luogo da cui partivano le navi cariche di schiavi.

Radicalmente diverse le grandi foto del sudafricano Dillon Marsh, dal titolo Assimilazione, che mostrano gli enormi nidi che gli uccelli tessitori fabbricano sui piloni dell'elettricitá nel deserto del Kalahari, simbolo della natura che riconquista il predominio e oblitera la presenza invadente dell'uomo. Sudafricano ma di diversa etnia e diversa generazione David Koloane, primo pittore di colore ad aprire una galleria d'arte durante l'apartheid. I suoi quadri misteriosi come ‘La notte ha mille occhi' mostrano inquietanti cani con occhi fluorescenti che brillano nel buio, simbolo dell'oppressione.

Pangaea: New Art from Africa and Latin America
2 aprile – 31 agosto 2014

Saatchi Gallery, Londra

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