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Questo articolo è stato pubblicato il 25 aprile 2014 alle ore 11:50.
L'ultima modifica è del 25 aprile 2014 alle ore 11:51.

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Seppure invecchiato, manda in delirio il pubblico. Ancora per quell'acuto della sua voce. A distanza di 40 anni dall'interpretazione di Jesus Christ superstar nel film di Norman Jewison che gli diede la notorietà, Ted Neeley è tornato a cantare e a calcare le tavole del palcoscenico vestendo nuovamente i panni del Messia umano e rivoluzionario dell'intramontabile musical di Lloyd Webber e Tim Rice, ora riallestito da Massimo Piparo per i vent'anni della prima edizione italiana. Tempo fa Piparo fece un'operazione simile riportando in scena un altro dei protagonisti storici del film, il Giuda Carl Anderson.

Idea vincente ripetuta ora con Neeley per questa nuova grande produzione in lingua originale (con frasi esemplificative in italiano proiettate) che, visto il grande successo delle prime repliche con un pubblico eterogeneo per età e ceto, dimostra l'inossidabilità del mito. Perché la celebre rappresentazione rock della Passione – nata come disco, poi passata al teatro, quindi diventata un film - si fregia ancora di una colonna sonora e di canzoni assolutamente trascinanti. Un'opera, quindi, che non ha bisogno di attualizzazioni. E Piparo la ripropone nella versione originale. Dentro un'imponente struttura metallica con una bianca scalinata laterale illuminata da luci da concerto rock, le atmosfere sono quelle degli anni '70, con costumi hippie dell'epoca, le fogge di Caifa e Hannas riprese da quelle del film, e proiezioni digitali su un grande schermo e su colonne simboliche, mentre una pedana girevole che contiene anche la band live dei Negrita (insieme a un'orchestra di 12 elementi) conferisce movimento allo show coi tempi e i suoni che trasmettono un senso d'appartenenza a riti di comunità.

Ed è il piroettante coro, con le coreografie d'effetto di Roberto Croce, a invadere la scena e a dare ritmo alla storia dell'ultima settimana di Cristo, e al rapporto tra Lui e il traditore su cui fa perno il musical. È Giuda, infatti, con l'energia vitale della sua presenza (scenicamente e vocalmente dotato il soul dell'esordiente Feysal Bonciani) a conferire forza e drammaticità alla storia al punto che è la sua resurrezione, e non quella del Salvatore (accomiatato sulla croce) a levarsi emblematicamente, quando dopo essersi impiccato Giuda tornerà in abito bianco, accompagnato da tutti i ballerini in una passerella danzante che scuoterà la platea, garante di un ritmo musicale e canoro da liberazione collettiva. Lo show scorre tra la cacciata dal tempio con acrobazie, fiamme reali e digitali; il numero narcisistico e infantile di Erode tra giocattoli e maschere della commedia dell'arte; la corda per il collo di Giuda che scende dall'alto; lo spezzare del pane. A sottolineare le piaghe universali e la passione dell'uomo sulla terra la Flagellazione è accompagnata dallo scorrere su un velario di immagini di Olocausti e guerre fino ai nostri giorni, della fame in Africa, di Martin Luther King, Moro, Falcone e Borsellino. Tra i momenti di grande effetto scenico c'è l'enorme croce di fari abbaglianti che scende nell'orto del Getsemani dopo l'agonia di Gesù quale presagio della morte che lo attende. La storia si ferma alla sua crocifissione, e l'immagine della Sindone che si sovrappone ci dice che poi c'è la Resurrezione, anche se gli autori, Webber e Rice, non ne fanno cenno. Un diluvio di suoni e di applausi finali, per tutti. Dal frontman dei Negrita, Pau, che dà voce a Ponzio Pilato, quasi un monologo sulla solitudine del potere; a Simona Molinari, una Maria Maddalena più innamorata che salvata, a Shel Shapiro il "cattivo" Caifa, insieme al macchinatore Hannas di Paride Acacia, per 20 anni il Gesù dell'edizione italiana.

"Jesus Christ superstar", regia Massimo Romeo Piparo, coreografia Roberto Croce, orchestra dal vivo diretta da Emanuele Friello, scenografie Giancarlo Muselli elaborate da Teresa Caruso, costumi Cecilia Betona. Al teatro Il Sistina di Roma fino al 30 maggio. Quindi a Milano e il 12 ottobre all'Arena di Verona per il "Celebration Day".

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