Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 24 aprile 2014 alle ore 07:38.

My24

Per la letteratura americana, lo sport è una cosa seria. Philip Roth, Don DeLillo e Bernard Malamud hanno ambientato i loro romanzi nel mondo del baseball (e non solo). Jack Kerouac, John Updike, Ernest Hemingway e Norman Mailer hanno scritto per i giornali sportivi. Le riviste colte, tipo il New Yorker, non si vergognano di tracciare profili e gesta dei protagonisti dello sport (questo è il punto in cui si citano John McPhee e David Foster Wallace, ma anche Mordecai Richler). I grandi registi di Hollywood idem. Diciamo che nella società americana non c'è una rigida separazione tra cultura alta e cultura bassa e qualche settimana fa avete sentito il più intellettuale dei recenti presidenti americani, Barack Obama, paragonare la maestosità del Colosseo alla magnificenza dei templi dellla Major League di baseball.

Nella Vecchia Europa non si può dire la stessa cosa. Quale romanzo o saggio o film o opera memorabile possiamo vantare sul nostro passatempo nazionale? Mi viene in mente solo La leva calcistica della classe '68 di Francesco De Gregori. Poi basta. In Gran Bretagna ci sono Nick Hornby e i suoi epigoni e anche le pagine sportive dei grandi quotidiani di qualità sono una meraviglia. Anche da noi ci sono giornalisti capaci di mescolare cultura colta e cultura popolare, ma sono eccezioni: Gianni Brera, Beppe Viola, Edmondo Berselli, Gianni Clerici e Giampiero Mughini. Più recentemente, Federico Buffa, la squadra di Sfide, Beppe Di Corrado alias Giuseppe De Bellis, Pippo Russo e Michele Dalai (che da un articolo sul Barcellona scritto proprio per IL ha tratto un bel libro Mondadori intitolato Contro il Tiqui Taca).

Per il resto, meglio sorvolare. Eppure qualcosa sta cambiando. Sulla scia di dinamiche esperienze editoriali in Inghilterra, in Spagna, in Svezia, in Norvegia, in Olanda e in America (vedi il servizio a pagina 63), anche da noi comincia a diffondersi un modo intellettuale (scusate la parola) di raccontare il calcio: tecnico, tattico e allo stesso tempo letterario per contenuti e stile di scrittura. Ma anche elegante, ricercato e raffinato per immagine e confezione del prodotto. Sono usciti dei bei librini Fandango, curati dallo scrittore Mario Desiati, su Juve, Inter, Roma e Napoli; ci sono le pagine di Beppe Di Corrado sul Foglio, le rubriche di calcio su Studio e le storie epiche raccontate da ilpost.it. Ci sono anche formidabili siti per tifosi autoironici come lo Juventibus di Antonio Corsa e di Massimo Zampini e probabilmente ce ne saranno anche su altre squadre nell'eventualità remota che esistano altre squadre oltre la propria (come ammette senza ipocrisia Alessandro Piperno a pagina 80). A giugno debutterà in edicola una nuova rivista cartacea – Undici, trimestrale di calcio, più un focus su altro sport ogni volta diverso – diretta da De Bellis e curata dai ragazzi di Studio. C'è, infine, l'Ultimo Uomo, grintosa rivista online ideata da Tim Small e Daniele Manusia che non ha eguali nel panorama editoriale per la capacità di raccontare lo sport, il calcio e la cultura pop in generale. Questo primo Football Issue di IL è stato realizzato assieme a loro.

Ci sono molte cose da raccontare sul calcio, da raccontare bene e da condividere con lettori colti, seri e interessati ad andare oltre ciò che stancamente si sfoglia sui banconi dei gelati nei bar dello sport. Ci sono gli aspetti tecnici e tattici del gioco. Ci sono i mondiali in Brasile. C'è l'impatto dei Big Data nell'architettura delle squadre, ovvero la grande novità del calcio contemporaneo che ricalca quanto avviene da tempo nel baseball (superbamente raccontato da Michael Lewis in Moneyball). Ma non è detto che i Big Data siano necessariamente in contrasto con il brocardo degregoriano «non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore, un giocatore lo vedi dal coraggio, dall'altruismo e dalla fantasia».

Ecco perché abbiamo individuato in Carlos Tévez, ritratto mirabilmente dall'interista Michele Dalai, l'uomo simbolo del calcio di oggi: non il tradizionale genio e sregolatezza, ma il punto di equilibrio tra il rigore asettico delle statistiche e l'affascinante irregolarità di un campione unico, non baciato dal talento come Messi, ma dotato di uno spirito da combattente di strada d'altri tempi.

Commenta la notizia

Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi