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Questo articolo è stato pubblicato il 25 aprile 2014 alle ore 11:29.
L'ultima modifica è del 25 aprile 2014 alle ore 11:31.

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Impossibile immaginare la nostra civiltà senza le industrie e i milioni di lavoratori che hanno contribuito alla loro espansione. Volti, storie, nomi presenze invisibili dell’umanità. Alla Galleria Mast di Bologna la mostra “Capitale Umano nell’Industria” a cura di Urs Stahel fino al 30 agosto (catalogo Mast). Oltre 200 fotografie documentarie e scatti d’autore, stampe vintage, per capire quanto l’industria, le sue persone siano entrate nella Storia della società. La mostra si apre con immagini di minatori, scattate da Sebastiao Salgado “Gold Mines” (1986), tante formiche scendono nelle miniere brasiliane.

Il tema delle fonderie per un fotografo industriale diventa affascinante come un paesaggio: è il simbolo del progresso. Visi, duri e concentrati, sotto la sporcizia si intravede una consumata bellezza: sono gli operai stakanovisti russi immortalati da Ustinov (1940) e i fondatori degli Sessanta di Evzerikhin. In una foto il capo operaio siede accanto al segretario del partito, alle loro spalle le bandiere premio date alla fabbrica dal regime comunista. Il ritratto di un operaio siderurgico scattato da Joseph Sudeck nel 1934 diventa l’emblema della dignità dei lavoratori, come il “Saldatore di colore” di White (1930).

Jakob Tuggener negli stessi anni documenta un impeccabile contabile alla sua scrivania e una giovane operaia che assomiglia a Louise Brooks. Un album fotografico dell’inizio Novecento svela la condizione del lavoro in Belgio, foto di operaie con i capelli raccolti e i lunghi grembiuli, sono le lavoratrici delle filande, i loro uomini  animano le prime fabbriche. Robert Doisneau, Henry Cartier-Bresson documentano la rinascita del dopoguerra. E’ un’emozione vedere oggi da dove la Comunità Europea è cominciata.

Erich Lessing è presente con diversi scatti, il tema del lavoro è stato la sua grande impresa fotografica: dagli operai polacchi prima di Solidarnosc a Gianni Agnelli quando la Fiat era solo un marchio italiano. Una mostra, con sue foto provenienti dalla collezione Mast, sarà a Reggio Emilia alla rassegna “Fotografia Europea”. L’industria non esiste senza il trasporto, una sequenza di porti e portuali europei fotografati da Narovlyanski. Non mancano ritratti di industriali e delle sale del potere.

Il lavoro femminile rappresenta la catena di montaggio con foto di Ugo Mulas, Paola Agosti, Tano D’Amico. Una sezione è dedicata agli scioperi, all’unità sindacale, sono immagini di passato gioioso. Chissà se i giovani d’oggi sapranno mai cos’è significato per i loro nonni, i padri il 1 maggio? Prima di lasciare la mostra merita una visita accurata l’edificio del Mast (Manifattura di Arti, Sperimentazione e Tecnologia. Arts, Experience and Techonology), voluto da Isabella Seràgnoli, in questi spazi cultura, eventi, arte permanente, mostre si uniscono alla vita della città – all’interno c’è un ristorante, un asilo nido e una palestra.

Capitale Umano nell’Industria

a cura di Urs Stahel e della collezione di fotografia industriale della Fondazione Mast

Galleria Mast

Via Speranza, 40/42 Bologna

Catalogo Mast

www.mast.org

Erich Lessing Il lavoro, i lavoratori dopo la guerra, dalla Collezione della Fondazione Mast in mostra a Reggio Emilia dal 2 maggio nell’ambito della rassegna Fotografia Europea

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