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Questo articolo è stato pubblicato il 25 aprile 2014 alle ore 11:43.
L'ultima modifica è del 25 aprile 2014 alle ore 11:46.

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Lucio Fontana et ses «lunettes spatiales», 1965. Photographie Lothar Wolleh. Dr. Oliver Wolleh © Fondazione Lucio Fontana, Milano / by SIAE / Adagp, Paris 2014Lucio Fontana et ses «lunettes spatiales», 1965. Photographie Lothar Wolleh. Dr. Oliver Wolleh © Fondazione Lucio Fontana, Milano / by SIAE / Adagp, Paris 2014

Le sue tele tagliate sono diventate icone dell'arte contemporanea. Il suo rifiuto categorico di tutte le rappresentazioni dello spazio attraverso i linguaggi tradizionali della pittura e della scultura lo ha reso una delle figure più dirompenti del XX secolo. Con il suo lavoro ha influenzato generazioni di giovani artisti, da Yves Klein in avanti.

Eppure, Lucio Fontana (1899-1968) confidava negli ultimi anni di vita alla critica d'arte Carla Lonzi tutta la sua amarezza per non essere stato sufficientemente riconosciuto all'estero: «Vedi come ci siamo ridotti? Sembra che tutta la produzione artistica, ormai, sia ispirata dagli americani». D'altra parte, sebbene i principali musei del mondo possedessero almeno un Concetto spaziale già prima della sua morte, è solo nel 1977 che un'istituzione come il Guggenheim di New York gli apre le porte con una consacrazione ufficiale.

È quindi anche un'operazione di giustizia storica quella compiuta dal Mam, Musee d'Art Moderne della città di Parigi, che dal 25 aprile al 24 agosto ospita una delle rassegne più importanti mai dedicate al padre dello Spazialismo, a più di 40 anni dalla sua scomparsa. Realizzata in collaborazione con l'omonima Fondazione milanese, «Lucio Fontana. Retrospettiva», questo il titolo della mostra, riunisce più di 200 opere, tratte da musei e collezioni private, che ricostruiscono l'intero percorso artistico di Fontana.

Dalle sculture e tele figurative degli anni Venti fino alla fondazione dello Spazialismo, passando per i buchi, i tagli, e infine le opere concettuali degli anni Cinquanta e Sessanta. Argentino di nascita, milanese d'adozione, Fontana ha partecipato alle Avanguardie artistiche del Novecento, pur mantenendo sempre un punto di vista originale. Teorico della corrente spazialista, per cui l'arte è sintesi tra «colore, suono, movimento e spazio», Fontana si è costantemente mosso su più registri: astrattismo e figurazione, ricerca metafisica e matericità, utopia e kitsch. La rassegna parigina cerca di abbracciarli tutti, proponendo a fianco alle celebri tele tagliate (1958-1968) lavori meno noti, come le ceramiche dai temi figurativi o le collaborazioni con l'architettura, fra cui il concorso per la quinta porta del Duomo di Milano.

«Lucio Fontana. Retrospettiva»
25 aprile – 14 agosto 2014
Musée d'Art moderne de la Ville de Paris

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