Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 02 maggio 2014 alle ore 09:12.
L'ultima modifica è del 02 maggio 2014 alle ore 14:45.

My24

Un intero film con in scena un solo personaggio che parla al telefono: «Locke» è una vera e propria sfida, vinta a mani basse dal regista Steven Knight, ed è il titolo da non perdere tra le novità del weekend.

Decisamente più tradizionali sono invece le altre proposte: «Tracks» di John Curran e «Un fidanzato per mia moglie» di Davide Marengo.
Presentato fuori concorso alla Mostra di Venezia 2013 (dove è stato tra i titoli più apprezzati), «Locke» racconta, in tempo reale, 90 minuti della vita di Ivan Locke (Tom Hardy), padre di famiglia e onesto lavoratore che, alla vigilia di un importante impegno professionale, riceverà una telefonata inattesa.

Ambientato dal primo all'ultimo minuto nell'abitacolo di un'automobile, il film è un prodotto audace e suggestivo che, oltre ad affascinare per la sua originalità, fa riflettere sui concetti di bene e male, giustizia e moralità.
Alla sua seconda fatica dietro la macchina da presa (dopo «Redemption»), Steven Knight dimostra tutta la sua esperienza come sceneggiatore (suoi gli script di «Piccoli affari sporchi» di Stephen Frears e de «La promessa dell'assassino» di David Cronenberg), costruendo un copione in grado di scandire con maestria i tempi dell'azione, evitando cali di tensione e tempi morti.

Se il finale è toccante e commovente, il merito è anche della maestosa performance di Tom Hardy, intenso come non lo si vedeva da «Bronson» (2008) di Nicolas Winding Refn.
Sempre dall'ultima Mostra di Venezia arriva «Tracks» di John Curran, incentrato sul lungo viaggio intrapreso da Robin Davidson nel 1977.

La pellicola ricostruisce l'incredibile impresa - 2.700 chilometri percorsi nell'inospitale entroterra australiano, in compagnia di un cane e di quattro cammelli - descritta dalla stessa Davidson nel suo best seller dal titolo omonimo.
Sorta di (piccolo) «Into the Wild» al femminile, «Tracks» è una pellicola che fatica a coinvolgere lo spettatore come dovrebbe: il film si limita a mostrare le immagini da cartolina del paesaggio circostante e non riesce mai ad approfondire adeguatamente le motivazioni psicologiche della sua protagonista.

A differenza del personaggio in scena, John Curran è spesso indeciso su quale sia la giusta strada da prendere, se quella dell'avventuroso road movie di formazione o quella di un dramma esistenziale con al centro una solitudine come tante. Mia Wasikowska, nei panni della Davidson, riesce a non far affondare il film grazie alla sua notevole interpretazione.
Infine, una menzione negativa per «Un fidanzato per mia moglie» di Davide Marengo, remake di una commedia argentina di successo, «Un novio para mi mujer» di Juan Taratuto del 2008.

Protagonista è Geppi Cucciari nei panni di Camilla, donna sposata da poco che lascia il suo lavoro in Sardegna per trasferirsi a Milano insieme al marito Simone. Qui, depressa e frustrata, sfogherà tutte le sue tensioni sul coniuge che non riuscirà più a sopportarla: per separarsi da lei senza farla soffrire, Simone si rivolgerà a un (ex) playboy che la induca a lasciarlo.

Grottesco e poco credibile, «Un fidanzato per mia moglie» è un film che scopre troppo presto le sue carte rimanendo senza assi nella manica già dopo le prime battute.
Una regia scolastica e un cast non all'altezza rendono ancor meno gradevole la visione di una pellicola scontata e mai divertente.

Commenta la notizia

Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi