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Questo articolo è stato pubblicato il 09 maggio 2014 alle ore 11:56.

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Un allestimento fatto di finestre sospese, dietro le quali spiare, tentare di scorgere, nella drammatica vicenda di "Affabulazione", i misteri della natura umana. I rapporti tra un padre e un figlio, nella tragedia moderna scritta da Pier Paolo Pasolini nel 1966, sono il detonatore di un conflitto universale, la trasfigurazione di quella che era, nella Grecia antica, la predestinazione dei figli a pagare le colpe dei padri.
Un paradigma che, declinato nel secondo Novecento italiano, diviene riflessione generazionale, sinistramente vicina da sembrare spaventosa.

Certo, ammonisce Pasolini, solo chi ha dimestichezza con il linguaggio della poesia potrà agevolmente comprendere: eppure, la scelta del regista Lorenzo Loris di sottolineare l'ambientazione spazio-temporale (Lombardia, decennio 1966 – 1975) rende questo scenario familiare, una memoria collettiva fatta di conflitti sociali, boom economico, immagini in bianco e nero che compongono il nostro passato prossimo.

Su due schermi, a lato della scena, scorrono infatti immagini della Milano che fu, mentre l'azione si svolge tra le siepi artificiali di una stilizzata casa di campagna fuori dal tempo: è qui che si consuma la disperata ricerca di senso da parte del padre, ossessionato a tal punto dal mistero ("mistero e non enigma") rappresentato da suo figlio, tanto da indagarne l'intimità fin nelle più private pulsioni sessuali.
La reciproca irriducibilità alla comprensione porterà al compimento della tragedia, la cui chiave di lettura – che è teatrale - viene suggerita, al protagonista e al pubblico, dalla presenza sulla scena dell'ombra di Sofocle.

Loris dirige il testo pasoliniano con competenza e passione per una materia delicata, complessa, vasta, che spazia dalla psicanalisi alla sociologia fino all'autobiografia, a cavallo tra il linguaggio del teatro e la poesia. Il regista si circonda di attori molto bravi e tutti in parte: Roberto Trifirò padre tormentato, Annina Pedrini madre intensa e dolente, Umberto Ceriani Ombra di Sofocle enigmatica e profonda, Monica Bonomi stralunata Negromante, fino ai giovani Sara Marconi e Alberto Patriarca, presenti e incisivi.

Affabulazione
di Pier Paolo Pasolini
regia Lorenzo Loris
con Roberto Trifirò (Padre), Annina Pedrini (Madre), Sara Marconi (Ragazza), Alberto Patriarca (Figlio), Monica Bonomi (Negromante) e con la partecipazione di Umberto Ceriani (Ombra di Sofocle)
scene Daniela Gardinazzi
produzione Teatro Out Off
Al Teatro Out Off fino al 1 giugno 2014 - prima nazionale

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