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Questo articolo è stato pubblicato il 09 maggio 2014 alle ore 11:22.
L'ultima modifica è del 09 maggio 2014 alle ore 17:33.

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Victor WootenVictor Wooten

C'è Regi alla chitarra, Roy alla batteria, Joseph alle tastiere e Rudy al sax. Manca il basso per completare il gruppo. E così l'ultimo arrivato della famiglia Wooten, Victor, viene preso in consegna dal fratellone Regi che gli insegna le basi dello strumento. Il piccolino ha appena tre anni ma impara presto. Due anni dopo i Wooden Brothers sono già su un palco.

Capita spesso ai bassisti di essere destinati allo strumento non per propria scelta ma per cause di forza maggiore. Il basso è indispensabile per una band. Molto più di altri strumenti. Ma trovare un bassista è spesso un'impresa. Il basso ha notoriamente un ruolo più defilato e chi lo suona deve spesso fare un lavoro da operaio sostenendo ritmo e melodia rifuggendo da protagonismi. Come se non bastasse, scesi dal palco, bisogna vedersela con la gente (tanta) che non ha ancora capito bene che strumento sia non distinguendolo dalla chitarra.

Capita spesso però che che di questo strumento, scelto magari controvoglia, ci si innamori. E che, a forza di suonarlo, ci si possa ricavare cose incredibili. Come è successo a Victor Wooten che dai primissimi concerti con i fratelli più grandi tra la fine degli anni '60 e l'inizio dei '70 ha fatto un sacco di strada. Ha imparato tutto quello che si poteva imparare dalla famiglia, per arrivare oggi ad essere un drago delle 4 corde. Unico al mondo ad essere stato nominato per ben tre volte bassista dell'anno dai lettori della rivista "Bass Player", la bibbia degli addetti ai lavori inserito da Rolling Stone nella lista dei 10 migliori bassisti di sempre.

Il pubblico di Milano lo ha potuto apprezzare sul palco del Blue Note dove ha suonato mercoledì 7 e giovedì 8 maggio mentre il 9 e il 10 sono in programma le date di Catania e Palermo. Insieme a lui sul palco c'erano i fratelli Regi alla chitarra e Joseph alle tastiere per un'ora di musica ad alti livelli. La band ha spaziato tra il repertorio dei dischi di Wooten e alcune cover pennellate con sapienza come la classica Summertime (rivista in chiave reggae) o o la "Sex Machine" di James Brown.

Wooten ha dato esibizione di tecnica pura per la gioia degli addetti ai lavori senza mai rinunciare al gusto per la melodia. Il pezzo di bravura è rimasto confinato al posto giusto senza mai condizionare la riuscita dell'insieme. La ciliegina insomma non ha coperto il sapore della torta.

La chimica tra i musicisti di un gruppo è il fattore che fa la differenza nella musica dal vivo. Anche mettendo insieme dei fuoriclasse, non è detto che la scintilla possa scattare. Come non è scontato che una squadra di numeri 10 vinca il campionato. Molte volte non conta la sola abilità tecnica ma quanto i musicisti sono amici tra di loro. Victor Wooten si è portato dietro i fratelli, con cui suona da quando aveva 3 anni. Così, tanto per andare sul sicuro.

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