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Questo articolo è stato pubblicato il 13 maggio 2014 alle ore 17:56.
L'ultima modifica è del 14 maggio 2014 alle ore 21:25.

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C'è un aspetto sul quale concordano tutti quelli che hanno letto e recensito «Viaggio in Italia», ultima fatica letteraria del direttore del Sole 24 Ore Roberto Napoletano nata dall'esperienza della rubrica domenicale Memorandum. Il libro si gioca intorno a due sentimenti dominanti: il dolore e la speranza.

Da un lato la consapevolezza che il Paese senza il quale «non puoi farti un'idea di che cos'è realmente la bellezza» (sono parole di Brahms, citate da Napoletano) sprofonda in una palude di burocrazia, mala politica e immobilità sociale, tra banche che chiudono i rubinetti del credito rendendo la vita impossibile alle imprese, spesa pubblica improduttiva degli enti locali, la meglio gioventù della nostra ricerca costretta a emigrare all'estero o a umiliarsi in patria. Dall'altro c'è l'Italia delle eccellenze, dei giovani che scelgono di rimanere partendo da un'idea innovativa, di chi non si arrende alla sconfitta della politica, il Paese di chi insomma sceglie di «sporcarsi le mani». Un capitale umano dal quale si può ripartire.

Armando Torno, sulle colonne del Corriere della Sera, parla del viaggio in Italia compiuto da Napoletano come di un itinerario tra le storie della gente comune per scoprire «quanto è successo, come si sta, soprattutto le prospettive». Ne esce fuori, sorprendentemente, un'Italia che «non è quella descritta dalle agenzie di rating», un Paese reale tutt'altro che astratto che ha il torto di non conoscersi, eppure dovrebbe partire dalle cose migliori che ha. Sempre sul quotidiano di via Solferino Raffaele La Capria accosta il viaggio di Napoletano a quelli compiuti da Piovene negli anni Cinquanta e Ceronetti negli anni Ottanta, ponendo però una differenza fondamentale: stavolta ci si occupa «delle persone più che della bellezza o della distruzione dei paesaggi», quelle persone «che resistono e non si danno per vinte».

Il teologo Bruno Forte sul Sole 24 Ore fa riferimento alla «continua mescolanza dei sentimenti» che pervadono il libro: «amore, dolore e speranza». Amore «viscerale» per questa terra e la sua storia, dolore per lo scarso rispetto che i cittadini di questo Paese hanno per la loro terra e la loro storia, speranza di ripartire, a patto di fare i conti con la verità (altra cifra del saggio di Napoletano): «Oggi più che mai – scrive il direttore del Sole 24 Ore citato da Forte - questo Paese non ha bisogno di semplicismi e ottimismi di maniera ma del coraggio della verità per costruire un clima (solido) di fiducia fatto di consapevolezza e capacità all'altezza delle sfide cruciali che abbiamo davanti e con le quali dovremo giocoforza misurarci». La verità è «uno strumento», come scrive Paola Mastrocola sempre sul Sole, ma «la rinascita è il fine. Un nuovo Rinascimento, perché no? Napoletano parla di Nuova Ricostruzione. E per ricostruire bisogna guardare in faccia le macerie» che, purtroppo per noi, «sono macerie interiori. Sono i nostri peggiori difetti, con cui abbiamo impoverito l'Italia. Ricostruire l'Italia vorrebbe dire provare, tutti quanti, a eliminare i difetti che sono in noi». Forse tutto sta, come scrive Antonio Pascale sul Messaggero, nella capacità del nostro Paese di «mettere a frutto l'inquietudine. Perché tanto lo sappiamo: la vera crescita è quella culturale, la vera felicità è nella costante ricerca, insomma, nello sforzo di trovare un'oasi nel deserto».

Un cammino faticoso nel quale sono pronti a soccorrerci, come scrive Salvo Vitrano sul Mattino di Napoli, gli esempi che appaiono nella parte finale del libro, «l'impegno, la serietà, la correttezza, persino la parsimonia di figure quali Di Vittorio e De Gasperi, Gabriele Pescatore – presidente della prima fase eroica della Cassa del Mezzogiorno – e Donato Menichella». Guido Conti sulla Gazzetta di Parma mette poi in risalto un aspetto tutt'altro che secondario: questo libro farebbero bene a leggerlo «economisti, politici, storici e soprattutto scrittori di narrativa» perché è soprattutto un libro di storie. Di dolore e di speranza. Raccontateci le vostre: scrivete a viaggioinitalia@ilsole24ore.com. Pubblicheremo le più belle.

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