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Questo articolo è stato pubblicato il 16 maggio 2014 alle ore 17:36.
L'ultima modifica è del 16 maggio 2014 alle ore 18:08.

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Terramara (Foto di Paolo Laudicina)Terramara (Foto di Paolo Laudicina)

Già il titolo è un indizio. "Terramara" era un insediamento umano tipico del II e III millennio a.C. caratterizzato dalla presenza di strutture difensive attorno alle capanne del villaggio e a difesa delle acque. Terramara deriva anche da terra-marna, dove per "marna" s'intende un terreno ricco di sostanze organiche a seguito dello stazionamento di uomini e animali in età preistoriche; la parola "terra" è accompagnata dall'aggettivo "amara", che rimanda a sua volta al verbo "amare" rubando le atmosfere al verismo verghiano. Una partenza in medias res per uno degli spettacoli della Compagnia Abbondanza Bertoni che ha fatto la storia.

Uscito dalle quinte teatrali nel 1991, è tornato in pista l'anno scorso grazie al progetto di Marinella Guatterini RIC.CI/Reconstruction Italian Contemporary Choreography Anni ‘80/ '90.

Una coreografia sempreverde sebbene con una scenografia più scarna rispetto alla versione originale e con meno lirismi coreografici. «Terramara – precisa Antonella Bertone, che ne ha curato il riallestimento - è stato per me un po' come "la prima volta" e rimetterlo in scena mi ha fatto tendere e salire sulla punta dei piedi per non ferirlo stravolgendolo con gli occhi miei di adesso».

Eleonora Chioccini e Francesco Pacelli, i due nuovi interpreti che rubano i ruoli a Michele Abbondanza e Antonella Bertoni danzano spogliati del superfluo, mostrando le dinamiche dell'amore e della vita in comunità. In primo piano ci sono gli elementi naturali, come le arance, a metonimia della pièce, sparse per il palco-campo: ci sono le attese, l'alternarsi delle stagioni, il lavoro di semina, di cura, raccolta. La vita contadina è pennellata di poetica romantica: all'interno del paesaggio rurale scoppia l'amore tra i due ballerini in scena, da consumarsi solo nei ritagli di tempo dal lavoro. C'è l'amore che scappa, torna, rimugina e si lascia andare. È un messaggio agrodolce quello a cui Terramara rimanda: una natura-madre, che però si rivela non sempre complice, su cui sudiamo e a cui torneremo. Una coreografia incalzante, accompagnata da musica classica e sonorità popolari che rimandano alla tradizione contadina, e in cui respira ancora il retrogusto di Carolyn Carlson e le atmosfere di Pina Bausch.

In scena il 13 maggio al Cantiere Florida di Firenze, il 15 maggio al Teatro della Fortuna di Fano e il 12 giugno al Teatro Rasi di Ravenna.

Terramara 1991/2013
coreografia: Michele Abbondanza
con: Eleonora Chiocchini e Francesco Pacelli
cura del riallestimento: Antonella Bertoni
musiche: J.S. Bach, G. Yared, S. Borè e musiche della tradizione popolare
produzione: 1991 Drodesera, Centro Servizi Culturali Santa Chiara
produzione del riallestimento 2013: Compagnia Abbondanza Bertoni
in collaborazione con: Amat - Associazione Marchigiana Attività Teatrali, Arteven Circuito Teatrale Regionale Veneto - Città di Venezia - Assessorato alle Attività Culturali, Teatro Pubblico Pugliese
in coproduzione con: Fondazione del Teatro Grande di Brescia, Fondazione Fabbrica Europa per le arti contemporanee, Fondazione Milano Teatro Scuola Paolo Grassi, Fondazione Ravenna Manifestazioni, Fondazione Teatro Comunale di Ferrara, Torinodanza
Riallestimento nell'ambito del progetto RIC.CI/Reconstruction Italian Contemporary Choreography Anni ‘80/ ‘90
ideazione e direzione artistica: Marinella Guatterini
assistente alla direzione: Myriam Dolce

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