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Questo articolo è stato pubblicato il 23 maggio 2014 alle ore 14:20.
L'ultima modifica è del 23 maggio 2014 alle ore 14:23.

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La figura umana di Tina Modotti (nata ad Udine il 17 agosto 1896 e morta a Città del Messico il 5 gennaio 1942 a soli 46 anni), è quella di una persona libera; legata a doppio filo con il cammino per la libertà di un popolo. Tutti quelli che si sono imbattuti in qualche modo in questa donna la ricordano come fonte di attrazione magnetica che andava ben oltre la sua pure straordinaria bellezza.

Tuttavia, molto spesso la passionalità degli avvenimenti che hanno caratterizzato la sua esistenza hanno affascinato talmente il mondo culturale a lei contemporaneo e non solo, da offuscare la modernità della sua fotografia, senza tener presente quanto i due aspetti - quello artistico e quello personale- fossero ovviamente complementari sebbene Tina stessa diceva di «mettere troppa arte nella sua vita e di conseguenza non rimaneva molto da dare all'arte».

È riduttivo affermare che la Modotti fosse una femminista, era semplicemente un essere umano che veniva trattato alla pari da altri formidabili artisti come lei. Nella sua vita ci sono stati infatti incontri meravigliosi da Robert Capa a Diego Rivera fino a Frida Kahlo, momenti che il suo obiettivo ha fedelmente raccontato. Anche questo caso la vita della rivoluzionaria Tina sembra uscire direttamente dalle pagine di Per chi suona la campana. È stata all'insegna della coerenza, della così tanto vagheggiata onestà intellettuale troppo spesso chiamata da molti senza giusta causa nei tempi che stiamo vivendo.

La retrospettiva organizzata a Palazzo Madama di Torino con una attenta ricostruzione biografica, vuole ricoprire l'intero arco della sua straordinaria carriera frutto indiscusso del suo impegno civile seguendo un ideale che ancora di più sottolinea l'importanza storica del suo lavoro. Basti pensare che Picasso con la denuncia politica in "Guernica" arriva dopo il lavoro di questa personalità fuori dal comune. Per non parlare del connubio artistico e sentimentale con Edward Weston del quale fu musa posando per nudi che per la naturalezza della posa, la qualità tecnica e l'intensità della resa possono tranquillamente confondersi e superare foto stampate oggi.

E proprio con Weston che lei perfeziona la sua impostazione del mezzo fotografico. E allora vediamo i momenti delle sue molteplici sfaccettature, la proiezione (in collaborazione con il Museo Nazionale del Cinema di Torino) di The Tiger's coat del 1920, unica pellicola conservata della sua carriera di attrice e finalmente le sue fotografie ; gli intensi ritratti di donne e degli uomini che ha amato, la foto dopo l'uccisione del suo amante Malle. ll lavoro di questa artista che ha indagato i diversi aspetti della fotografia da quello di stampo naturalistico con le nature morte sempre inquadrate in una prospettiva del tutto originale, fino alla documentazione sociale.

È stata una contemporanea di Hine e da un punto di vista di scelta del soggetto da immortalare ha privilegiato (dopo essersi trasferita in Messico), proprio l'uomo nel suo contesto sociale. Per troppo tempo la sua carriera è stata esclusa dai libri specializzati di storiografia fotografica. La sua attività in Italia e nel mondo è stata riscoperta relativamente da poco. Ci serviremo delle parole del suo amico Pablo Neruda che le dedicò e che sono scritte sulla sua lapide: «Sorella, tu non dormi, no, non dormi: forse il tuo cuore sente crescere la rosa di ieri, l'ultima rosa di ieri, la nuova rosa. Riposa dolcemente, sorella».

Torino, Palazzo Madama, «Tina Modotti, Retrospettiva», 1 maggio- 5 ottobre 2014. Catalogo Silvana Editoriale - www.silvanaeditoriale.it - Ufficio stampa Silvana Editoriale - Lidia Masolini - e-mail: press@silvanaeditoriale.it - Ufficio stampa Fondazione Torino Musei - Daniela Matteu e Tanja Gentilini - e-mail: ufficio.stampa@fondazionetorinomusei.it

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