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Questo articolo è stato pubblicato il 23 maggio 2014 alle ore 08:16.

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Piccole cose. Ma più in generale, in questa fase, un ruolo di raccordo importante all'interno dell'universo renziano lo ricoprono due uomini particolari. Da un lato Sensi, sparring partner del presidente del Consiglio, l'Alastair Campbell della rottamazione (l'idea della banana con Prandelli in onore del difensore del Barcellona Dani Alves è sua), ufficio al primo piano, nella vecchia stanzona di Paolo Bonaiuti, dove un tempo, durante il Governo Berlusconi, vi era il famoso e gigantesco tavolo di Benito Mussolini che oggi però nessuno sa dove sia finito. Dall'altro, Giuliano da Empoli: ex assessore alla Cultura del Comune di Firenze, ex coordinatore della campagna elettorale del 2012 di Renzi, capo del Gabinetto Vieusseux di Firenze, colonna anche di IL, che, dopo essersi allontanato da Renzi nel corso del 2013, a fine aprile (i due si sono visti il 23 aprile) è stato richiamato dal presidente del Consiglio. Il ruolo, formalmente, è quello di consigliere politico ma sostanzialmente Giuliano da Empoli avrà il compito di mettere insieme i vari pezzi del mosaico renziano, e dar vita all'interno di Palazzo Chigi a una sorta di centro studi non ufficiale che faccia circolare idee e organizzi incontri, seminari, mini convegni.
Gli amici di Renzi, i collaboratori, gli estimatori, descrivono l'occupazione di Palazzo Chigi con lo stesso tono entusiastico, spensierato e carico di cuoricini di chi sente di essere lì lì per scrivere l'ultimo e inedito capitolo dei Ragazzi della via Pál. I diversamente amici di Renzi, invece, osservando lo spogliatoio di Palazzo Chigi, il suo carattere informale, questa sua inesperienza travestita da genuinità, lo descrivono con un tono e uno sguardo simile a chi si è ritrovato di fronte a scene non troppo diverse dai famosi fotogrammi in bianco e nero di quel Charlie Chaplin impegnato, nel film Il grande dittatore, a palleggiare con un pallone a forma di mondo. Un po' via Pál. Un po' Occupy. Un po' Chigi by night. Un po' spogliatoio. Un po' incoscienza. Un po' rivoluzione. Con la speranza diffusa che il mondo di Renzi, naturalmente, non faccia la stessa fine del palloncino di Charlie Chaplin.

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