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Questo articolo è stato pubblicato il 28 maggio 2014 alle ore 10:42.

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Era Henry David Thoreau che in pieno Ottocento ci esortava a «Semplificare. Semplificare», scrivendo Walden, euforizzato dalla modernizzazione progressista. Diceva che poche sono le cose veramente necessarie. Il resto sono rituali. Vivere in modo semplice è già un po' essere felici. Giusto: ma a patto di sapere sempre che cosa fare. Dunque, messaggio elitario, il suo. Orientarsi non è facile nel contemporaneo, quando il benessere o la sopravvivenza dipendono dall'agire nel modo giusto nel labirinto sociale. Di solito, a risolvere buona parte dei rompicapo che riguardano il lavoro e la salute, l'educazione e la vecchiaia, ci pensa lo Stato, promulgando regole che il governo si occupa di applicare. Cass Sunstein alla Harvard Law School insegna Economia comportamentale, cioè applica concetti di psicologia cognitiva alla comprensione delle decisioni economiche. Cass non è un accademico come gli altri, piuttosto ne è un'evoluzione postmoderna, che abbina le analisi serie al gusto della provocazione mediatica, la raffinatezza delle dottrine alla popolarità del messaggio. Sapienza e riflettori, in sostanza, qualità e celebrità (con la consorte Samantha Power, ambasciatrice Usa presso l'Onu, incarnano il prototipo di coppia rampante, nel tempo di Obama e di House of Cards). Rendendo accessibile il suo messaggio, i libri di Sunstein diventano sempre oggetto di dibattito sull'evoluzione delle strutture sociali e il ruolo degli organismi di governo. Badate: si parla di America, nazione dove l'occuparsi d'interazione tra governo e cittadino è visto con sospetto. Ma Sunstein è convinto che applicare bene le regole conduca a vantaggiosi rapporti costi-ricavi, sia per il governo che per i cittadini e dunque a una buona politica. E sostiene che se i costi d'una regola superano i benefici, la regola vada cancellata, per quanto affascinante sembri in teoria.

Cass Sunstein è stato nominato da Obama capo dell'Ufficio dell'Informazione e delle Regole (soprannome: "zar delle regole") che si è occupato, tra il 2009 e il 2012, di supervisionare tutte le nuove regole in via di promulgazione. Un mandato a vidimare la giustezza e la conformità di ogni novità espressa dal governo, verificandone funzionalità ed equilibrio. Per Sunstein, che crede nel buon governo, l'incarico ha significato trasformare le teorie in pratica. Ora pubblica un saggio che sintetizza l'esperienza, Semplice. L'arte del Governo nel Terzo Millennio (Feltrinelli, in libreria dal 28 maggio), sponsorizzando l'assoluta necessità dell'intervento governativo nella gestione delle economie private, non per rilanciare la burocrazia, ma nella convinzione che il Governo sappia fare certe cose meglio. Alla vigilia del suo ingresso nell'Amministrazione, Sunstein aveva scritto un altro libro di successo: Nudge, un prontuario su come influenzare, in modo più o meno palese, le scelte del pubblico, sul confine tra psicologia di massa, consumi e politica contemporanea. Un Governo dovrebbe ottenere i suoi risultati "sospingendo", suggerendo, più che imponendo. Le nuove regole devono diventare l'opzione naturale per un pubblico che le sceglie in quanto migliori, senza che ciò provochi la messa in discussione delle libertà di scelta. Un esempio? Per spingere le persone a non fumare, non vanno proibite le sigarette, ma intensificate le campagne di scoraggiamento, palesando i rischi connessi: un suggerimento che raggiunge buoni risultati.

In Semplice Sunstein teorizza che il criterio di trasparenza sia il corollario indispensabile a questo stile di governo: aiutaci ad aiutarti – ti spieghiamo come faremo. Le contestazioni non hanno tardato: il conduttore tv ultraconservatore Glenn Beck ha etichettato Sunstein «uomo più pericoloso d'America» – qualcosa di cui vantarsi all'ora del cocktail, per un liberal come lui. L'accusa muove dalla vecchia diatriba americana: secondo Beck, i "buoni consigli" di Sunstein sono una limitazione delle libertà individuali, peccato mortale a quelle latitudini. Del resto Sunstein detesta l'idea di "piccolo Governo", che sta a cuore alla Right America. A lui piace un Governo attivo, veloce nelle valutazioni e nei cambi di direzione. I cittadini devono fare tante scelte: vanno guidati, influenzati senza limitarli. Esempio: mandare un sms mentre si guida è pericoloso, ma non dev'essere solo il ministero dei Trasporti a dirlo, minacciando sanzioni, ma anche i fabbricanti di automobili e di cellulari. Oppure: molte persone sottoscriverebbero la donazione dei propri organi interni, ma per eccesso di burocrazia lasciano perdere. Ebbene? Semplificare! Lo Stato, secondo Sunstein, dev'essere sempre presente, offrendo regole che somiglino a corsie preferenziali. Lo chiama "paternalismo soft", ma i detrattori evocano il "Grande Fratello". Da destra: Sunstein considera gli americani più stupidi di quanto siano? Da sinistra: un popolo così naif avrebbe mandato Obama alla Casa Bianca? Da tutte le parti: la compatibilità della "spintarella" col dettato costituzionale non andrebbe verificato? E poi c'è sempre l'individualista di provincia, quello pronto a esclamare che l'unico modo di crescere sia sbattere il muso contro gli ostacoli.

La collaborazione tra Governo e cittadini invocata da Sunstein non sempre appare congrua con lo stile di vita Usa e il dibattito sulla riforma sanitaria sta lì a dimostrarlo. Un Governo che ti possa aiutare al meglio deve sapere un sacco di cose di te, dev'essere continuamente aggiornato sui cambiamenti che ti riguardano. Per quanto buone siano le sue intenzioni, laggiù la cosa non piace alla maggioranza. Sunstein insiste che i suoi "buoni consigli", i suoi inviti a semplificare, non sono mai costrittivi. Che se il Governo non esistesse, dovremmo inventarlo. Tanto vale che funzioni nel modo migliore possibile. A proposito: quanto c'è di renziano, in Sunstein? A ben vedere, i punti di contatto stilistici sono notevoli. L'invito a fidarsi, l'assicurazione che si lavora per il nostro benessere e per rendere più efficaci le regole a cui dobbiamo sottostare. Seguite il consiglio e le novità, sempre se accettate di mettervi nelle mani del titolare della proposta. E se non sentite odore di retorica della libertà.

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