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Questo articolo è stato pubblicato il 28 maggio 2014 alle ore 10:42.

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Il Monte Rosa si staglia imponente oltre il giardino della casa di Pier Luigi Loro Piana a Pianezza, frazione di Borgosesia. Sembra delimitare l'orizzonte di questo pezzo di provincia italiana tra il lago Maggiore e la Svizzera sotto la giurisdizione di Vercelli, ma vicina alla Biella delle industrie tessili. Per il lanificio fondato nel 1924 da Pietro Loro Piana a Quarona, più avanti lungo la valle del Sesia, in realtà l'orizzonte è sempre stato un altro. Molto più vasto. Oggi l'azienda Loro Piana – che lo scorso anno ha ceduto a Lvmh l'80 per cento della proprietà per 2 miliardi di euro – ha oltre 2.600 dipendenti, un fatturato 2013 stimato al momento dell'acquisizione sui 700 milioni di euro e negozi in tutto il mondo. Ma fila, tesse, disegna, produce le proprie collezioni qui, nella valle del Sesia. A spingere l'orizzonte sempre un po' più in là non è stato solo il business. Franco Loro Piana, padre di Pier Luigi e Sergio, e nipote di Pietro, già nel Dopoguerra era un esploratore appassionato di fibre rare, pregiate, sconosciute. E, come i suoi figli in seguito, ha girato il mondo per trovarle. Il cashmere e il baby cashmere di Mongolia e Cina, il fior di loto del Myanmar, la pecora nera della Nuova Zelanda, la lana merino dell'Australia, la vicuña di Perù e Argentina: sono alcune delle materie prime che ancora oggi Loro Piana utilizza per i propri capi. Curiosando nel magazzino dello stabilimento di Roccapietra – a Nord di Quarona, dove avviene la filatura cardata e si lavora la maggior parte del cashmere – tra antiterme naturali e lunghi codici per una tracciabilità assoluta, capita di trovare anche lotti di cammello, di alpaca, di mohair già lavati e pronti alla lavorazione.

La vicuña no, arriva sucida, come si dice in gergo, e viene mandata prima a Verrone a lavare. Giunge grezza direttamente dai campesinos del Perù o dai gauchos dell'Argentina. «Attenzione filato pregiato: vicuña», si legge nei carrelli che l'accompagnano poi lungo tutto il percorso produttivo. La storia che unisce le sorti del piccolo camelide che vive selvaggio sulle Ande tra i 3.200 e i 5.500 metri e la valle del Sesia parte dagli anni Cinquanta, da quando Franco Loro Piana iniziò ad apprezzarne le qualità, introducendola nel proprio catalogo: del colore dell'ambra, più fine del cashmere o del baby cashmere (12,5-13 micron contro rispettivamente 14-15 e 13), più leggera e morbida al tatto, è la "fibra degli dei", la "seta del nuovo mondo", come venne ribattezzata dai conquistadores nel XVI secolo. Un esemplare adulto ne produce solo 250 grammi ogni due anni, che diventano 150 dopo l'ejarratura (il processo di separazione delle fibre più fini). Se in Perù al tempo dell'impero Inca le vicuñe erano considerate animali sacri, l'arrivo degli spagnoli diede inizio a un'uccisione sistematica per averne il vello. I bracconieri fecero il resto, per secoli. Nel 1960 c'erano appena 5mila esemplari e nel 1976 la vicuña venne dichiarata specie a rischio estinzione: commercio vietato. Non esistono pantaloni di "vigogna" (che è la traduzione italiana, vocabolario alla mano, di vicuña) tra quella data e il 1994, quando Loro Piana, a capo di un consorzio e sotto l'egida del governo peruviano, firmò un accordo con le comunità andine per acquistare, lavorare ed esportare in esclusiva la preziosa fibra, proveniente da capi tosati vivi. Nel 1995 gli animali avevano toccato quota 98mila. Oggi sono 180mila. E nel 2008 è stata creata la prima riserva privata del Perù, la Reserva Dr. Franco Loro Piana. Mentre nel 2013 il marchio italiano ha siglato un accordo con una società che detiene i diritti alla tosatura di vicuñe dal vello più chiaro, color del miele, a Catamarca, in Argentina. Lasciate alle spalle le vicissitudini andine, una volta in Italia il vello degli dei ne comincia altre, frutto della rivoluzione industriale. A Roccapietra, parquet di legno a terra e pannelli fotovoltaici sul tetto, la prima tappa è il laboratorio per l'analisi e il controllo delle materie prime: vengono eseguiti a campione test di contaminazione, di finezza, di lunghezza, di resistenza, di regolarità secondo parametri molto rigidi. Qualche esempio di corpi estranei scovati grazie al microscopio? Peli di yak, silicone, capelli e indumenti dei pastori, giarre (i peli più lunghi e rigidi).

Dopo aver passato gli esami, le balle vengono aperte e miscelate nelle camere di mistatura e, sotto forma di fiocco, arrivano alla cardatura, il processo in cui le fibre, passando attraverso rulli dentati, vengono rese parallele e divise in fasci, gli stoppini cardati: tirati e ritorti, diventeranno filo. Il filo arrotolato sulle rocche viene deposto nelle casse e immagazzinato. Al momento della nostra visita sono in produzione 60 chili di vicuña e il colore caratteristico fa capolino dai macchinari che solitamente vedono passare il cashmere. Nello stabilimento di Quarona avviene la tessitura. Il primo passaggio è l'orditura: si prepara la struttura verticale del tessuto che sarà completata poi nel telaio. Ad ogni tessuto viene assegnato un "foglio pezza" contenente tutte le informazioni sul prodotto: la ricetta segreta di ogni azienda, una ventina di passaggi nel caso della nostra vicuña. Ogni pezza da 50 metri viene controllata dalle 4 alle 6 volte, con la pinzatura si tolgono le impurità, poi c'è il rammendo. La media di Loro Piana è di 1,5-2 difetti per pezza, lo standard di tolleranza internazionale è 5. Schiere di signore pazienti analizzano la stoffa, velocissime, precisissime. Si giunge quindi al cruciale finissaggio. Il finissaggio bagnato inizia con la follatura (il tessuto in acqua a temperatura elevata viene compattato), si procede poi con la garzatura (si estrae e direziona il pelo), il guernissaggio (procedimento fatto con cardi naturali provenienti dalla Navarra spagnola per ottenere un effetto ondulato), la cimatura (si taglia il pelo troppo lungo), il rammendo fino, il vaporizzo e l'ultimo controllo qualità.

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