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Questo articolo è stato pubblicato il 14 giugno 2014 alle ore 10:13.

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Se a vent'anni mi sono innamorato di Seinfeld e a trenta di Curb Your Enthusiasm una ragione c'è, accanto alla gratitudine per alcune centinaia di ore di risate. In quegli show televisivi – dovuti entrambi al genio di Larry David – c'era qualcosa che avrei voluto trovare nei libri e che nei libri non trovavo: un esame puntiglioso, perfino pedantesco dei rituali più banali della vita quotidiana (per esempio: è lecito riciclare un regalo?); interminabili controversie talmudiche su tic verbali e modi di dire (come mai a volte esordiamo con «detto questo»?); esperimenti un po' sadici sui tabù sociali più radicati (si può mandare a quel paese un tizio in sedia a rotelle? è consentito pomiciare durante Schindler's List?).

Ecco, in quale libro avrei trovato tutto questo? Forse nel saggio di un etnometodologo (i sociologi che studiano appunto queste cose), ma non ce n'è uno che sia divertente la metà di Jerry Seinfeld o Larry David. Alla fine sono stato esaudito: Piemme ha pubblicato Galateo contemporaneo, un piccolo libro di Christopher Hitchens che è la chimera che ho inseguito invano per anni: una collezione di personal essays scritti da un rompiscatole, idiosincratico, insofferente in materia di gusti, di usanze e di cliché, che si accanisce sulle minuzie con la tenacia di chi voglia non già convincere qualcuno, ma ristabilire quasi per dispetto, e per una pruriginosa necessità interiore, un ordine violato. Ciascuno di questi saggi da giustiziere satirico, usciti per la maggior parte su Slate tra il 2004 e il 2010, suona come una puntata di Seinfeld.

C'è una tirata scorbutica e lunatica contro l'usanza dei camerieri di riempire di propria iniziativa i bicchieri ai commensali, quando li vedono vuoti – un'intrusione «ignobile» e «barbara» a cui bisogna opporre «un minimo di resistenza». C'è una magnifica dissertazione sul sesso orale, e sui sottintesi della parola blowjob: perché blow, quando di tutta evidenza non si soffia? E quel job non ha forse un tono industrioso e pragmatico che fa tutt'uno con lo spirito americano? C'è un esercizio di stile sull'impronunciabile parola nigger, la madre di tutti i tabù linguistici, così seinfeldiano che parte proprio da Seinfeld, e dallo sfogo razzista che causò molti guai a uno dei protagonisti dello show, Michael Richards. Uno legge tutto questo e si dice: peccato che Hitchens se ne sia andato così presto. La Hbo gli avrebbe potuto cucire intorno una sitcom tutta sua, Hitch. Nel rimpianto, mi consolo con Seinfeld.

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