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Questo articolo è stato pubblicato il 14 giugno 2014 alle ore 18:42.

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TOKYO - Gli haiku trasformati in pittura: non con banalizzazioni figurative che rappresentino elementi della natura, ma attraverso astrazioni geometriche che rendano meglio il sussurro evocativo di questa forma di poesia giapponese. La mostra di Roberto Demarchi che si è aperta all'Istituto Italiano di Cultura di Tokyo è la prima esposizione del maestro torinese in Giappone e finisce per rappresentare un ponte originale tra due culture e due mezzi di espressione artistica. Diciassette dipinti su tavola, come sono diciassette le sillabe della brevissima forma poetica nipponica diventata un "cult" anche a livello internazionale. Demarchi traduce in forma pittorica di alcuni dei più noti componimenti di poeti vissuti tra il `600 e il ‘700 come Matsuo Basho, Kobayashi Issa, Ito Shintoku, Naito Joso, Yosa Buson, Takarai Kikaku, Oshima Ryota, Mukai Kyorai, Kato Gyodai. «Demarchi interpreta il Giappone attraverso il linguaggio senza parole dell'arte, fatto di forme e colori – sottolinea il catalogo della mostra, curata da Antonio Paolucci, direttore dei Musei Vaticani – I suoi quadri, nella purezza delle loro forme geometriche essenziali, superano la barriera delle differenze culturali, esaltando l'universalità della poesia. Ogni quadro è stato pensato e realizzato utilizzando unicamente due quadrati e un rettangolo. La semplicità delle forme geometriche, la bellezza dei colori e l'armonia dell'insieme contribuiscono a dar vita a una originale interpretazione, da parte di un pittore italiano, di una delle più squisite forme dell'arte poetica giapponese».

Si stenta a credere che per Demarchi l'inaugurazione della mostra coincida con la sua prima visita in Giappone, anche se è dal 1968 che si è avvicinato alla cultura nipponica (anche se solo recentemente agli haiku).

In passato, per le sue opere, si è ispirato alla Genesi, ai Vangeli, ai filosofi presocratici, alla musica di Bach. È in via di definizione il progetto di una sua mostra in Vaticano l'anno prossimo. Demarchi vede differenze ma non contraddizioni o contrasti tra la visione della natura sottintesa alla poesia haiku e quella della tradizione cristiana: «La ricerca spirituale che si conduce nel mondo orientale e la ricerca spirituale che si è condotta nel mondo occidentale vanno per binari paralleli e percorsi diversi, ma hanno lo stesso obiettivo».

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