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Questo articolo è stato pubblicato il 15 giugno 2014 alle ore 08:14.

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La Guerra fredda fu una cosa estremamente seria. Mi ricordo molto bene l'episodio della crisi dei missili di Cuba nel 1962 e la sensazione vivida che nel giro di una, massimo due settimane, il mondo sarebbe finito. Sono assolutamente d'accordo con quanto Thomas Schelling (con cui Aumann ha condiviso il premio Nobel per l'economia nel 2005, ndr) ebbe a dire nel suo discorso durante la cena in onore dei premi Nobel e cioè che il più importante evento del XX secolo è stato quello che non accadde, intendendo, con questa espressione, non solo lo scoppio di una guerra nucleare, ma anche il fatto che per sessant'anni siamo riusciti a evitare che anche una sola arma nucleare venisse mai utilizzata in un conflitto.
La mia impressione è che la portata di questo evento e le sue cause profonde non siano ancora state ben comprese dall'opinione pubblica. E uno degli aspetti, in particolare, che non mi pare siano stati compresi è che gli armamenti sono strumenti di deterrenza. Le armi sono progettate per non dover essere utilizzate. Funzionano solo se non vengono usate. Questo è un fatto che sia io sia Schelling avevamo compreso bene e che abbiamo cercato di far comprendere a chi doveva prendere le decisioni. In quegli anni, specialmente negli Stati Uniti, il movimento pacifista, che lottava per la messa al bando degli armamenti nucleari, per il disarmo unilaterale era estremamente popolare. Io ero e continuo a essere convinto che la decisione di ridurre gli armamenti in maniera unilaterale da parte degli Stati Uniti non avrebbe fatto altro che rendere lo scoppio della terza guerra mondiale ancora più probabile. Se la guerra non scoppiò fu proprio perché entrambe le parti avevano le armi nucleari, non grazie alla loro riduzione.
Se vuoi imparare a giocare una buona partita di calcio, che fai? Cerchi di imparare la strategia vincente dai migliori giocatori sulla piazza. Se vuoi imparare a fare la pace, allo stesso modo, dobbiamo cercare di imparare da coloro che sono riusciti a ottenerla e a preservarla meglio di chiunque altro. E in questo senso i campioni del mondo della pace sono stati gli antichi romani. Roma, che ha prodotto la pax romana, un periodo di pace prolungata andata avanti per 238 anni. Alla base della loro strategia c'era un atteggiamento che è descritto da un famoso adagio: si vis pacem, para bellum, se vuoi la pace sii pronto a combattere. E per essere pronti a combattere sono necessari gli aerei, i carri armati, i soldati, ma soprattutto è necessaria la determinazione. Un atteggiamento che ci spinge a cercare la pace, perché noi vogliamo la pace, ma anche a essere pronti a rispondere con determinazione e certezza a ogni attacco; e per questo, allora, non saremo costretti a combattere. Ecco dunque perché le armi saranno davvero efficaci solo quando sarà inutile e superfluo utilizzarle.
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Questo testo è uno stralcio dell'intervento di Aumann al festival «Leggendo Metropolitano»
il personaggio
Robert Aumann, 84 anni, matematico, teorico dei giochi, premio Nobel per l'Economia
nel 2005, è stato per anni uno di quei "Wizards of Armaggeddon"
che durante la Guerra fredda ha contribuito a dar forma alla strategia nucleare
degli Stati Uniti. Assieme a Michael Maschler, Herb Scarf, Harold Kuhn,
John Harsanyi, Reinhard Selten,
e Gerard Debreu (questi ultimi tre vinceranno il premio Nobel per l'Economia come Aumann) ha lavorato a lungo
come consulente per l'ACDA (la Arms Control and Disarmament Agency)
che nella metà degli anni Sessanta elaborava la linea politica degli Stati Uniti nell'ambito dei negoziati per il controllo degli armamenti che in quegli anni coinvolgevano le due superpotenze nucleari. Frequenti incontri ogni anno portavano questa squadra stellare
a incontrarsi per discutere il lavoro svolto singolarmente o in piccoli gruppi con tutti gli altri e, soprattutto, con il personale militare dell'agenzia. «Dubito – ha riferito Aumann – che tale lavoro abbia realmente avuto una reale influenza sulla politica militare, anche se non si sa mai. Eppure, sono convinto – continua Aumann –
che anche una discussione casuale
con uno dei membri dello staff, a pranzo
o durante una pausa caffè, può aver lasciato una profonda impressione, conscia
o inconscia, tale da influenzare le politiche militari e il processo di disarmo».
Questo è uno dei temi rievocati
dal premio Nobel durante il dialogo
con Armando Massarenti e Vittorio Pelligra che ha avuto luogo nell'ambito
del festival «Leggendo Metropolitano»,
lo scorso 6 giugno a Cagliari.

a cagliari
Robert Aumann era a Cagliari tra
i 60 ospiti di «Leggendo Metropolitano», un Festival Letterario che sin dalle origini è stato caratterizzato dalla ricerca di temi importanti e attuali, pur mantenendo centrale il ruolo della letteratura e della lingua. Giunto alla sesta edizione,
ha registrato un grande successo
di pubblico con 25mila persone
che hanno partecipato a 30 incontri
durante i quattro giorni della manifestazione.

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