Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 15 giugno 2014 alle ore 08:14.

My24

Papa Francesco non solo si sta muovendo con decisione per un recupero di prestigio e di credibilità della Chiesa cattolica ma ne sta mutando profondamente il modo di porgersi, di relazionarsi con il suo popolo, trasformando il modo di comunicare sé stessa e la sua missione. Un dato che da funzionale finisce per diventare essenza stessa. Tutto parte da una consapevolezza espressa a chiare lettere dallo stesso Bergoglio: «Il ruolo dei mass-media è andato sempre crescendo in questi ultimi tempi, tanto che esso è diventato indispensabile per narrare al mondo gli eventi della storia contemporanea». E partendo da questa consapevolezza, in cui emerge la valutazione del peso delle parole, il Pontefice "venuto dalla fine del mondo" ha fatto del proprio stile comunicativo uno strumento decisivo della sua più ampia azione pastorale.
Massimo Milone, direttore di Rai Vaticano, ha voluto dedicare a quella che definisce la «rivoluzione comunicativa» di Papa Francesco un saggio, Pronto? Sono Francesco, perché, spiega nelle prime battute «a un anno dalla sua elezione, per capire Papa Francesco e la sua "rivoluzione" dello Spirito occorre tentare di "leggere" la sua concezione di comunicazione e di informazione provando ad analizzare contenuti, linguaggio, gestualità, collocandone l'operato in continuità rispetto al Magistero dei predecessori, ma considerandolo rivoluzionario per quanto riguarda modalità, tempi, stile, obiettivi».
In altre parole, il recupero della Chiesa passa anche per la modernità delle parole oltre che della sostanza, Papa Francesco è il primo pontefice a provenire da un Ordine religioso dopo il camaldolese Gregorio XVI, eletto nel 1831. I gesuiti, il suo ordine di provenienza hanno curato sempre la parola e la sua diffusione.
Comunicazione, per Papa Bergoglio, non è solo la ricerca di una modalità efficiente ma è soprattutto un problema di contenuti, di profondità, dove diventa centrale il delicato equilibrio tra la verità e la sua rappresentazione. Più volte è tornato con forza su questo aspetto, denunciando i pericoli di una comunicazione artefatta, quella che definisce la cattiva abitudine di «spellarsi» l'un l'altro con le parole, con la disinformazione e con la calunnia. «Le chiacchiere – ha affermato – sono distruttive nella Chiesa». E sì che Gesù parlava tanto con Pietro e con tutti gli altri, così come gli apostoli parlavano tra loro e con gli altri; ma era "un dialogo d'amore". Nei discorsi di Bergoglio ricorre spesso il tema delle "chiacchiere", sintesi estrema della verità deformata. Nel mondo contemporaneo occidentale c'è un eccesso di parole, che manifesta una crisi di verità e una crisi di responsabilità, «spellando il prossimo. È proprio così! Quanto si chiacchiera nella Chiesa! Quanto chiacchieriamo noi cristiani!».
In un altro contesto ma con parole di grande attualità, Walter Tobagi, martire del giornalismo, scriveva: «Ai maestri della filosofia facile e del sociologismo da strapazzo ricordiamo la realtà di un mestiere che resta individuale, duro, artigianale. Banalizzazione esasperata, mercificazione servile e nichilista, risacralizzazione abusiva dell'umano».
Questo Papa, spiega Massimo Milone, «non solo comunica. Ma crea eventi comunicativi. Non solo comunica. Ma crea relazioni personali dirette e rivoluzionarie». Adopera strumenti come Twitter, telefona a sconosciuti fedeli, dialoga con giornalisti e intellettuali. Non è sbagliato ritenere, come argomenta l'autore di questo saggio, che nei fatti Papa Francesco, abbia già scritto un'enciclica sulla comunicazione, rinvenibile nei suoi tanti interventi su questo tema che evidentemente giudica cruciale.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Massimo Milone, Pronto? Sono Francesco, Libreria Editrice Vaticana, pagg. 240, € 15,00

Commenta la notizia

Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi