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Questo articolo è stato pubblicato il 17 giugno 2014 alle ore 16:19.

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Intelligenze creative da mettere in prova, da testare, dando loro l'opportunità di mostrare lavori in progress all'interno di una ricerca personale in ogni caso interessante al di là del risultato immediato, che va seguita nei suoi sviluppi futuri. È quanto emerge dalla serata unica dell'Aterballetto dedicata alla nuova coreografia, proposta al Piccolo di Milano a conclusione di due settimane di successo che hanno visto la compagnia emiliana riempire il Teatro Strehler di un pubblico entusiasta con alcuni dei più recenti titoli del repertorio.

La strada intrapresa dalla direttrice artistica Cristina Bozzolini per un Aterballetto già dinamico e tecnicamente rigoroso, sempre più aperto ad una eterogeneità nel repertorio contemporaneo, con la capacità di puntare anche su nomi di coreografi nuovi, definisce un territorio stimolante. Su quest'onda si inserisce il favorire un vivaio all'interno della stessa compagnia. Ed ecco tre danzatori – altri sono attesi a luglio nel Chiostro di San Pietro a Reggio Emilia - alle prese con un'ulteriore creazione coreografica: Saul Daniele Ardillo, Valerio Longo e Philippe Kratz, con, rispettivamente, "Games", "Nude Anime" e "Spring", più la recente "Tempesta/The Spirits" commissionata lo scorso anno a Cristina Rizzo.
Non tutto il livello delle tre coreografie presentate è all'altezza del linguaggio del gruppo. L'impressione è che si vada in cerca di un segno più significativo, di una danza che possa diventare "graffio dell'anima" e universo poetico. I presupposti ci sono tutti.

È un amalgama a singhiozzo quello di "Games", per parlare dell'incoscienza di chi diventa genitore all'improvviso. Si gioca inizialmente tra smorfie, canzoncine e gridolini, intorno ad una carrozzella con un bebè, fino a quando compaiono due adulti. La consapevolezza di due genitori diventa rapporto prima conflittuale di scelte e di dubbi, di difficoltà relazionale; poi di nuova maturazione. Un po' naif la prima parte, più interessante la seconda dove la seduzione trova nei movimenti particolarmente della donna – sulla pancia - un vocabolario accattivante di linee fluide da sviluppare.

Didascalico verrebbe da dire di "Spring". E irrisolto, nel non raggiungere un'unitarietà di linguaggio.
In scena una parete nera che si apre in due e una scalinata, a rappresentare delle barriere che, oltre a quelle invisibili della tradizione e dell'educazione di cui siamo plasmati, secondo l'autore impediscono la crescita. La coreografia vorrebbe indagare un cammino di conoscenza di se stessi per capire quanto ognuno sia disposto a cambiare per raggiungere la felicità. Lo spazio in cui il gruppo si muove tra rintocchi di campane e musiche di violini ore cupe ora allegre, è attraversato, dentro un rettangolo di luce, da una figura nera che interferisce e determina il loro percorso. L'uso di guanti risulta alquanto didascalico senza che diventi elemento veramente drammaturgico. Nell'insieme la composizione sembra limitarsi a sperimentare gli effetti di un movimento spezzato, convulso e ansimante, più che strutturarsi in un nuovo linguaggio.

Il più riuscito, quindi più maturo, è "Nude Anime" in cui Valerio Longo esplora con otto splendide danzatrici svariate sfaccettature dell'universo femminile. È palese nel coreografo e danzatore l'aver assimilato e sedimentato nella sua fantasia l'estetica del linguaggio accademico, neoclassico e contemporaneo grazie all'incontro con alcuni dei maestri della danza del nostro tempo nell'esperienza maturata soprattutto in seno all'Aterballetto dove milita dal 2001. Linguaggio che riversa nella sua composizione. Con l'ausilio di un grande schermo dove scorrono immagini fotografiche in bianco e nero di particolari scultorei del corpo della donna, i pulviscoli in esso proiettati sembrano immergerci in una dimensione aerea. Dimensione che Longo, sulla musica originale di Matteo Stocchino, traduce in respiro nelle sue danzatrici fatte un corpo unico che vive e pulsa e dal quale, a tratti, ciascuna si stacca per assoli o duetti di complicità, come prolungamento di un sentimento, di un'emozione. C'è un'armonia compositiva nelle file che crea in più direzioni, nei rimbalzi di gesti ripresi e rilanciati dall'una all'altra con limpida musicalità di braccia alzate, di mani articolate, di gambe in pose, punteggiando il tessuto astratto della danza di allusioni gestuali minime con segno netto e vibrato. Una freschezza d'esecuzione che rivela una crescente sapienza compositiva.

"Aterballetto per la nuova danza". "Games" di Saul Daniele Ardillo, "Nude Anime" di Valerio Longo, "Spring" di Philippe Kratz, "Tempesta/The Spirits" di Cristina Rizzo, luci di Carlo Cerri. Milano, Teatro Strehler.

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