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Questo articolo è stato pubblicato il 19 giugno 2014 alle ore 11:20.

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«Quando un uomo con la pistola incontra un uomo col fucile, quello con la pistola è un uomo morto»: sono passati cinquant'anni da quando Gian Maria Volonté, nel ruolo del bandito Ramon, disse questa frase a Clint Eastwood (Joe, lo straniero) in «Per un pugno di dollari», primo grande successo di Sergio Leone.
Per celebrare la ricorrenza, il film tornerà nelle sale italiane giovedì 19 giugno in una versione restaurata promossa dalla Cineteca di Bologna, presentata da Quentin Tarantino, da sempre grande fan degli "spaghetti western", all'ultimo Festival di Cannes.
L'iniziativa, organizzata dal circuito The Space, prevede anche la distribuzione dei due successivi film di Leone: «Per qualche dollaro in più» (dal 3 luglio) e «Il buono, il brutto, il cattivo» (dal 17 luglio).

Insieme costituiscono la celeberrima "Trilogia del dollaro", rimasta nella storia come uno dei trittici cinematografici più amati del secolo scorso.
Leone, figlio d'arte (il padre, Roberto Roberti, era un regista del muto), fu assistente a diverse produzioni importanti, tra cui «Ladri di biciclette» di Vittorio De Sica (1948), prima di esordire alla regia con il film storico «Il colosso di Rodi» (1961): il suo stile era però perfetto per il genere western, che arrivò a rivoluzionare completamente.
Prendendo spunto da una pellicola di Akira Kurosawa («Yojimbo-La sfida del Samurai»), Leone diede vita, con «Per un pugno di dollari», a un western molto diverso da quelli provenienti da oltreoceano: il regista romano, come si evince ancor meglio dalle due pellicole successive, puntò su una retorica filmica basata su dialoghi scarni ma incisivi e su primissimi piani mescolati a campi lunghissimi.

Gesti essenziali, sguardi intensi, silenzi prolungati sono soltanto alcune delle caratteristiche dei suoi memorabili personaggi. Le atmosfere dei suoi duelli (o, nel caso de «Il buono, il brutto, il cattivo», del "triello") sono state riprese, imitate, citate e omaggiate, ma ancora oggi rimangono insuperate.
Unendo momenti divertenti ad altri di enorme pathos e drammaticità, Leone diede vita a un nuovo modo di fare cinema, straordinariamente ammirato in tutto il mondo e troppo a lungo sottovalutato e denigrato in patria.

Se è vero che i suoi massimi capolavori arriveranno qualche anno dopo («C'era una volta il west», nel 1968, e il gangster «C'era una volta in America», il suo ultimo film, nel 1984), negli episodi della "Trilogia del dollaro" è già pienamente visibile tutta la sua ironia e il suo talento, capace di dar voce a un Far West mai più così mitico, simbolico, meraviglioso.
Oltre alla sua capacità tecnica e alle performance dei suoi attori, indimenticabili sono anche le partiture musicali di Ennio Morricone che, insieme alla forza delle immagini messe in scena dal regista, diedero vita a memorabili concerti audiovisivi di straordinario spessore cinematografico.

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