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Questo articolo è stato pubblicato il 19 giugno 2014 alle ore 18:05.

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Il ministro per l'Istruzione, l'Università e la Ricerca, Stefania Giannini, durante il suo intervento agli Stati Generali della Cultura organizzati dal Sole 24 Ore a Roma (Imagoeconomica)Il ministro per l'Istruzione, l'Università e la Ricerca, Stefania Giannini, durante il suo intervento agli Stati Generali della Cultura organizzati dal Sole 24 Ore a Roma (Imagoeconomica)

«Non è pensabile che oggi solo chi sceglie il liceo classico o nasce in una famiglia che ha una biblioteca familiare con centinaia o migliaia di volumi possa arrivare in età adulta ad avere una sensibilità per l'arte: per questo introdurremo lo studio della storia dell'arte , in tutti i livelli dei licei, a partire dal biennio, naturalmente con un dosaggio di ore proporzionato al curriculum, e quindi di ore settimanali a crescere, per il triennio sia delle scienze umane sia nell'istituto turistico». È una notizia importante quella annunciata dal ministro per l'Istruzione, l'Università e la Ricerca, Stefania Giannini, agli Stati Generali della Cultura organizzati dal Sole 24 Ore a Roma stamattina all'Auditorium Conciliazione. «Ci costerà più o meno 25 milioni di euro all'anno. Sapete a quanto ammonta il budget del Ministero dell'Università? 51 miliardi all'anno. Ce la faremo? Sì, dobbiamo farcela», è andata avanti il ministro tra gli applausi.

L'intervento della Giannini ha chiuso una mattinata densa di contenuti con un discorso che puntava a ristabilire l'unione tra due ministeri, quello dei beni Culturali e quello dell'Istruzione, spesso insensatamente separati: «Da noi è successo che ci si è occupati dei prodotti, cioè i beni tangibili, i monumenti, la tutela, la valorizzazione, di cui si è parlato oggi, ma non tanto fino a oggi, soprattutto la conservazione del patrimonio monumentale. E, invece, la sensibilità culturale da diffondere attraverso la scuola, attraverso l'introduzione e il potenziamento di certe materie, il miglior collegamento tra una formazione teorica e l'acquisizione di competenze pratiche, tutto questo è rimasto ai margini dell'agenda».

Lo studio della storia dell'arte è una prima risposta, ed è molto concreta, ma non sarà isolata. Il ministro ha citato anche la musica, sostenendo che «nella patria di Puccini e Verdi deve tornare a essere protagonista formativa e di prodotto sulla scena internazionale». E ha fortemente sostenuto la necessità , oltre che di una convergenza di politiche, di un contatto costante tra tre mondi «evidenti e ben identificabili: scuola e istituti professionali di settore, università, centri di ricerca e Soprintendenze o musei».
Ha chiuso con una nota di ottimismo, ricordando la traccia del tema di italiano alla maturità sul "rammendo delle periferie" tratta dall'articolo di Renzo Piano: «È stata scelta da un terzo dei ragazzi: vuol dire che possiedono una sensibilità di fondo che li ha portati a riflettere sulla bellezza fragile del Paese, sulla volontà di fare della periferia un luogo di desiderio che possa tornare ad essere il motore dello sviluppo. Noi dobbiamo solo aiutarli a potenziare questa sensibilità».

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