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Questo articolo è stato pubblicato il 22 giugno 2014 alle ore 08:15.

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La convenzione consegnerebbe l'inizio di questo articolo all'esegeta di Londra Samuel Johnson, ma da una trincea italiana l'incipit spetta all'eroico Sam Silkin. Uno sconosciuto deputato laburista spodesta, dunque, l'intellettuale settecentesco che Simonetta Agnello Hornby ha reso Virgilio a uso del lettore, guida che apre ogni capitolo di una vita spesa a Londra. Sam Silkin è, invece, un anonimo member of parliament, ma diviene incomprensibile stranezza se ci si sforza di immaginarlo calato nella realtà di Montecitorio. Il grande merito di Sam è di "aver fatto il proprio lavoro", con uno scrupolo che quassù è solo dovere. Sollecitato dagli elettori del suo collegio il right honourable Silkin è, infatti, intervenuto a tutelare una maestra che gestiva un piccolo asilo minacciato di "sfratto" per una richiesta di aumento d' affitto. Simonetta Agnello Hornby ricorda quella garbata sollevazione di votanti a protezione dell'asilo, tracciando la dinamica politica di una civiltà, in questo caso specifico, francamente superiore. Il rapporto fra elettori ed eletti in Gran Bretagna si regge sul rispetto e sul senso civico, oltre che sull'inevitabile, e non affatto scandalosa se lecita, convenienza personale. Il deputato che su invito del suo collegio interviene in un contenzioso per risolvere un contrasto anche minore, rimette la maiuscola alla parola politica.
Londra è in questo caso metafora di tutta la nazione. Per il resto è Londra da sola la protagonista del bel racconto che una donna di Palermo, scrittrice nella sua seconda vita, avvocato nella prima, narra inforcando e sfilando le lenti di un'italianità che entra ed esce da ogni pagina. Una siciliana a Londra, per via del ricordo, per via del paragone, per via di un animo spezzato a metà fra quassù e laggiù. Se, infatti, l'apprezzamento per Sam Silkin spinge, per sottrazione emotiva, a pensare alle miserie nostrane. Un riferimento, nella pagina precedente, ridà vigore, invece, alla sensibile civiltà mediterranea. In Gran Bretagna scrive Simonetta Agnello Hornby «...esiste e prospera la Royal Society for the Prevention of Cruelty to Animals, mentre dei bambini vittime di crudeltà si occupa la più modesta National Society for the Prevention of Cruelty to Children». Non reale, dunque, ma banalmente nazionale.
Sarebbe non solo riduttivo, ma assolutamente sbagliato liquidare La mia Londra come un elenco di buone cose inglesi e di cattive cose italiane. Non è neppure il contrario. L'ambizione è tutta nel titolo: è la Londra di un'"immigrata" per caso. Arrivata per studiare, trattenuta dall'amore, rimasta per passione. Simonetta Agnello Hornby ne ha una particolare e profondissima per la capitale del Regno. Una metropoli che conosce a fondo e che racconta per capitoli personali declinando il paesaggio urbano con gli snodi della vita personale. È la "sua" Londra, non è Londra. Non è, ovviamente, un libro – guida per neofiti, ma non è nemmeno una narrazione oggettiva, qualora fosse mai possibile un esercizio del genere, dedicata alla capitale. C'è più cuore che testa. È lo scavo nella memoria dei decenni andati per ritrovare sia il senso della trasformazione, sia quello dell'immobilismo e spesso anche di quello strano fenomeno che sta a metà fra trasformazione e immobilismo di cui Londra è generosa dispensatrice . La Brixton di ieri e la Brixton di oggi nelle pagine del libro ne sono un esempio. L'analisi sulle dinamiche della più grande metropoli d'Europa – città-stato di un Regno che ormai è altra cosa rispetto al resto del Paese – Simonetta Agnello Hornby la lascia ad altri. Preferisce guardare con occhio sempre benevolo, talvolta anche compiacente, alle bizzarrie dell'animo locale. Ma è occhio italiano, anzi siciliano. Sempre, in ogni passo di una narrazione in cui non si vede assimilazione fra le due metà di Simonetta. La sua Sicilia e la sua Londra si toccano, anzi coabitano, senza contaminarsi. Una liaison con nobili precedenti. Fu, ancora una volta l'uomo delle Midllands ammaliato dal Tamigi, Samuel Johnson, a scrivere che «se un uomo è stanco di Londra è stanco della vita», ma in Italia, toccò a Giuseppe Tomasi di Lampedusa ricordarlo più di sovente.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Simonetta Agnello Hornby,
La mia Londra, Giunti, Firenze
pagg. 272, € 16,00

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