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Un team italiano mappa il Dna del melo

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Questo articolo è stato pubblicato il 30 agosto 2010 alle ore 08:02.

È il primo albero da frutto sequenziato al mondo. Pubblicati ieri sera su Nature Genetics, prestigiosa rivista scientifica del gruppo Nature, i segreti del genoma del melo sono stati svelati grazie a un progetto biennale capitanato dalla Fondazione Edmund Mach - Istituto Agrario di San Michele all'Adige (già distintasi nel 2007 per la decodifica del genoma della vite) e seguito da altre 17 istituzioni internazionali. Ora, traducendo, è come se dell'albero che produce la succosa Golden delicious - la mela più consumata in Italia, e tra le prime tre varietà più diffuse al mondo - conoscessimo il linguaggio: in futuro, potremo chiedergli di modificare il frutto o il comportamento a seconda delle nostre necessità.

Al di là del valore puramente scientifico, le informazioni che derivano dalla lettura del genoma hanno un'importanza strategica per il mercato, sempre a caccia di novità. «Ciò che a noi interessa – spiega Riccardo Velasco, coordinatore del progetto – è migliorare la pianta geneticamente». Non si parla di Ogm: il miglioramento genetico è un processo tradizionale, nato assieme all'agricoltura migliaia di anni fa e consistente tuttora nel metodo "polline su fiore". «Un tempo guidava il caso: il coltivatore provava gli incroci e attendeva. Oggi guida la scelta».

Conoscendo i 57mila geni del melo, il ricercatore ha ora a disposizione una sorta di documento anagrafico della pianta nel quale può leggerne le caratteristiche, decidere quali sono le preferibili, e realizzare gli incroci. Può vedere se l'incrocio è riuscito analizzando il genoma della piantina neonata, senza attendere la produzione dei frutti. Può risparmiare tempo e soldi, scegliendo i candidati migliori. Può conoscere la storia dell'albero: «Studiando le relazioni filogenetiche – continua Velasco – abbiamo scoperto che la pianta selvatica da cui è stato poi addomesticato il melo viene dalla Cina, ed è stata portata in giro da cavalli e orsi, che ne mangiavano i frutti e disperdevano i semi con le feci».

Non è finita. Le informazioni raccolte sulla Golden delicious hanno un valore mondiale, perché valide al 99% anche per le altre varietà; e il genoma, considerato in linea con gli indirizzi di ricerca attuali come patrimonio dell'umanità, è entrato già da oggi a far parte delle banche dati internazionali.

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Tags Correlati: Edmund Mach | Italia | Riccardo Velasco | Roberto Viola | Tecnologie

 

«Conoscenze di questo tipo – ha dichiarato Roberto Viola, responsabile del Centro ricerca e Innovazione dell'istituto di San Michele – formano le basi per un'industria del domani: la produzione di piante migliorate e customizzate verrà fatta usando gli ideotipi (ossia colture ideali, ndr) forniti dagli operatori agricoli, che sono diversi e hanno diverse esigenze».

Il risultato ottenuto da San Michele si inserisce nel trend adottato dalla genomica vegetale a livello mondiale. «Noi lavoriamo sulla mela – prosegue Viola – che non è uno staple food come i cereali: è un luxury item che fa bene alla salute e viene consumato con piacere. Ma il concept è lo stesso. Fino a 10 anni fa non si conoscevano i meccanismi di base. Oggi c'è un cambio di approccio. I breeders di domani avranno accesso alla sequenza completa della pianta di interessa, che sia staple food o luxury item, e questo porterà a una notevole accelerazione della capacità di produrre piante per scopi precisi». Tra gli obiettivi, raccolti copiosi, ma anche «la riduzione della necessità di trattamenti chimici, fattore che ha un interesse soprattutto di interesse sociale, perché riduce l'impatto dell'agricoltura sul territorio».

Tra i prossimi successi annunciati, tra questo e il prossimo anno, il sequenziamento dei genomi di fragole, pera e lampone.

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