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Questo articolo è stato pubblicato il 31 dicembre 2010 alle ore 06:39.
La sorpresa che gli italiani troveranno al casello dalla mezzanotte di domani non sarà piacevole. I pedaggi autostradali aumenteranno in modo sensibile, con una media ponderata su tutto il tracciato autostradale nazionale che arriva al 7 per cento. Un numero che stride con il dato ufficiale (ma in realtà parziale) diffuso ieri dall'Anas che riferisce di aumento medio del 3,3 per cento.
Tutti gli aumenti in arrivo nel 2011 (di Claudio Tucci)
Già, perché prima con la riforma del settore del 2006 e poi con le manovre finanziarie degli ultimi anni è stato introdotto e poi elevato un nuovo balzello che non va nelle tasche dei gestori delle autostrade, ma entra nelle casse dell'Anas. Al 3,3 per cento va aggiunto infatti il sovrapprezzo, che ai sensi della legge 122 del 2010 citata nel comunicato Anas, si traduce in altro 3,7% circa da sommare agli aumenti dei pedaggi chiesti dai concessionari. Oltre la metà del costo dei pedaggi, dunque, è riconducibile a una sorta di nuova tassa che si paga allo Stato: l'Anas, infatti, è costretta a rivalersi sugli automobilisti perchè il ministero dell'Economia gli sta tagliando i fondi per le spese di funzionamento. L'ente aveva incassato nel 2010 dal sovrapprezzo 270 milioni, il prossimo anno sarà di più.
I numeri ufficiali diffusi ieri confermano - in verità forse sono anche peggiori - quanto anticipato dal Sole 24 Ore. Gli aumenti per singola tratta registrano impennate fino al 18,95%, riconosciuto alla Sav spa, che gestisce la Torino-Aosta, rinconducibile al gruppo Gavio. Allo stesso proprietario fanno capo altre tratte che registrano aumenti consistenti: la Novara-Milano, che segna un più 12,95 per cento, e la Torino-Novara, con un più 12,38 per cento (entrambe le tratte nel 2010 avevano avuto adeguamenti del 15%).
Ma attenzione: questi incrementi record, che in verità non sono casi isolati ma sono presenti anche per altri gestori, sono al netto del sovrapprezzo, per cui anche quel 18,95 per cento diventerà in realtà una cifra ancora più alta. Per avere un riscontro immediato di quanto sin qui affermato basta un esempio: prendiamo la tratta Torino-Savona che fa capo ad Autostrade per l'Italia. Nel comunicato la società dichiara un aumento dello 0,63%, che è quello che intasca il gestore. Ma nelle tabelle predisposte dallo stesso gruppo, in cui sono calcolati i costi effettivi per i vari tratti di percorrenza, si vede che l'aumento reale per chi si recherà da Torino a Savona sarà del 4,7 per cento.