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Questo articolo è stato pubblicato il 26 gennaio 2011 alle ore 21:33.
La ripresa dell'economia americana «prosegue, ma a un passo insufficiente per produrre un significativo miglioramento delle condizioni del mercato del lavoro». È quanto si legge nel documento che accompagna la decisione del Fomc (Federal Open Market Committee), il braccio di politica monetaria della Federal Reserve, di lasciare il costo del denaro invariato a un range tra lo 0 e lo 0,25 per cento. I tassi resteranno a livelli «eccezionalmente bassi per un periodo esteso» e, per sostenere l'economia, la banca centrale proseguirà con il programma di acquisto di bond varato a novembre. Nel documento è confermato il piano di acquisto di titoli per 600 miliardi. La risposta dei mercati: dollaro in calo contro tutte le principali valute dopo la decisione della . L'euro è salito a 1,3697 dollari, per poi riassestarsi a 1,3666 dollari, lo yen a 82,54 e la sterlina a 1,5869.
La chiusura delle Borse, Wall Street sopra la parità
Nella prima riunione del 2011, insomma, la Banca Centrale americana si è espressa all'unanimità sulla decisione di non toccare il costo del denaro e di proseguire con il controverso piano di acquisto di titoli di stato a lunga scadenza per 600 miliardi di dollari entro giugno (finora ne sono stati acquistati circa 200 miliardi). Nonostante le perplessità mostrate da alcuni governatori, tra cui Richard Fisher e Charles Plosser, il consenso è stato appunto unanime (ha cambiato parere anche il governatore della Fed di Kansas City Thomas Hoenig, che era stato l'unico a votare contro per tutte le otto riunioni del 2010): il pieno sostegno ottenuto dal presidente della Fed Ben Bernanke potrebbe avere un impatto positivo sul programma, volto a sostenere un'economia il cui progresso è «lento e deludente» anche se la Fed «prevede un graduale ritorno a più alti livelli di utilizzo delle risorse in un contesto di stabilità dei prezzi».
Anche se la banca centrale ha messo in luce alcuni progressi nelle spese per consumi, la ripresa é comunque limitata da «un alto tasso di disoccupazione, modesta crescita dei redditi, minore benessere del settore immobiliare e difficili condizioni del credito». In un contesto in cui «le imprese sono ancora riluttanti ad assumere» e «il settore immobiliare resta depresso», la Fed ha appunto deciso di proseguire con i programmi di emergenza, che saranno monitorati ed eventualmente modificati «qualora fossero necessari cambiamenti volti a garantire un migliore livello di occupazione e stabilità dei prezzi». La Fed continuerà a monitorare lo scenario economico e gli sviluppi del settore finanziario, «utilizzando gli strumenti disponibili laddove necessario per sostenere la ripresa economica e fare in modo che l'inflazione resti entro i limiti giudicati accettabili».